ELEOUSA magazine
Agosto '17

All'amata Chiesa ortodossa serba. Visita ufficiale del Patriarca Kirill a Belgrado


Dal 14 al 16 novembre 2014 si è svolta la visita ufficiale del Patriarca di Mosca e di tutta la Rus’ Kirill nella Chiesa ortodossa serba. L’iniziativa rientra nella serie di visite che Sua Santità il Patriarca ha compiuto presso le Chiese ortodosse locali, iniziate secondo la tradizione esistente nel mondo ortodosso dopo l'elezione al trono patriarcale. Nel 2009, il Patriarca ha visitato Costantinopoli, nel 2010 - Alessandria d'Egitto, nel 2011 - Antiochia, nel 2012 - Bulgaria, Cipro e Polonia, nel 2013 - la Chiesa greco-ortodossa. Il programma ha visto l’incontro con Sua Santità il Patriarca Irinej di Serbia e i membri del Santo Sinodo della Chiesa ortodossa serba. Il Patriarca Kirill ha incontrato anche il presidente della Serbia, Tomislav Nikolić, e il primo ministro Aleksandar Vučić. Il 15 novembre, ha preso parte alla benedizione della Necropoli russa a Belgrado e del monumento all’imperatore Nicola II, ha visitato l'Università di Belgrado e la Rappresentanza della Chiesa russa nella capitale serba. Il 16 novembre, i Primati delle due Chiese ortodosse hanno celebrato la Divina Liturgia nella Cattedrale di San Sava a Belgrado, alla quale hanno partecipato i gerarchi e il clero delle Chiese ortodosse di Russia e Serbia.
La Chiesa ortodossa serba è una delle più antiche Chiese ortodosse locali slave. Ha ricevuto l’autocefalia nel XIII secolo, che è stata ripristinata nel 1879. La giurisdizione della Chiesa ortodossa serba si estende in molti Stati del Sud-Est Europa: Serbia, Croazia, Montenegro, Bosnia-Erzegovina e Macedonia. Inoltre, la Chiesa serba ha diocesi in Europa occidentale e nel Nord Europa, nel Nord e nel Sud America, in Australia e in Nuova Zelanda. Il fondatore della Chiesa ortodossa serba, l'arcivescovo di Serbia Sava (1169-1236), prese i voti nel monastero russo di San Panteleimon sul Monte Athos. L'attuale Primate della Chiesa ortodossa serba, Sua Santità il Patriarca Irinej, è nato nel 1930. È stato eletto al Trono Patriarcale di Serbia nel 2010. Nell'estate del 2013 ha visitato la Chiesa ortodossa russa ed ha partecipato alle celebrazioni del 1025° anniversario del Battesimo della Rus’ a Mosca, Kiev e Minsk. A sua volta, il Patriarca Kirill, nel mese di ottobre 2013, ha visitato la Serbia e il Montenegro per partecipare insieme agli altri Primati delle Chiese ortodosse locali alle celebrazioni del 1700° anniversario dell'Editto di Milano, oltre che alla consacrazione della chiesa della Risurrezione di Cristo a Podgorica, capitale del Montenegro.


All’aeroporto di Belgrado «Nikola Tesla» il Primate della Chiesa ortodossa russa ha incontrato Sua Santità il Patriarca serbo Irinej, il ministro degli Esteri della Repubblica di Serbia Ivica Dačić, i rappresentanti dell'episcopato e del clero della Chiesa serba, l’ambasciatore straordinario e plenipotenziario della Federazione Russa in Serbia Alexander Chepurin, l’ambasciatore straordinario e plenipotenziario della Repubblica della Bielorussia in Serbia Vladimir Chushev, il rettore della Rappresentanza della Chiesa ortodossa russa a Belgrado, arciprete Vitalij Tarasov, e altri funzionari.
Hanno fatto parte della delegazione che ha accompagnato Sua Santità il Patriarca: il presidente del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca (Decr), metropolita Hilarion di Volokolamsk, il capo della Segreteria amministrativa del Patriarcato di Mosca, vescovo Sergij di Solnechnogorsk, il presidente del Dipartimento sinodale per l’Informazione VVladimir Legojda, il vicepresidente del Decr, arciprete Nikolaj Balashov, il segretario del Decr per le relazioni inter-ortodosse, arciprete Igor Yakymchuk, l’assistente del presidente del Decr, arcidiacono Vladimir Nazarkin, il capo del protocollo del Patriarca, arciprete Andrej Milkin, il capo del servizio stampa del Patriarca, diacono Alexander Volkov.
Dopo la cerimonia di benvenuto, i Primati delle Chiese di Serbia e Russia si sono rivolti ai rappresentanti dei mezzi di informazione.
Sua Santità il Patriarca Irinej ha ringraziato Sua Santità il Patriarca Kirill per essere arrivato in visita di pace nella Chiesa serba ed ha osservato che la Russia e la Serbia, i popoli serbi e russi, hanno relazioni fraterne speciali.
In risposta, il Primate della Chiesa ortodossa russa ha ringraziato per le gentili parole e ha espresso la sua grande e sincera gioia di poter visitare questa terra, vicino al cuore russo, come Patriarca di Mosca e di tutta la Rus’.
«Quando le persone russe arrivano in Serbia si sentono davvero come a casa propria. La fede comune, la cultura comune, i legami storici, il sangue comune che è stato versato in nome di vittorie comuni, - tutto ciò unisce strettamente i nostri popoli. E non sono solo parole che usiamo quando parliamo gli uni con gli altri, - queste parole riflettono la realtà spirituale, storica e culturale», ha detto il Patriarca Kirill.
«Al centro della nostra comunione c’è la fede comune, un sistema comune di valori morali, l'amore per la propria terra natale, per il popolo. Questo è qualcosa che unisce i nostri popoli, - ha evidenziato il Primate. E la Chiesa è chiamata a contribuire al mantenimento della pace, e in questo senso le visite dei capi delle Chiese ortodosse sono di grande importanza sia per le due Chiese, che per i popoli che fanno parte di queste Chiese.
Mi auguro che le nostre comuni preghiere, le nostre conversazioni ci aiutino ad andare avanti con maggiore fiducia, a porgere le mani l’una verso l’altra e ad aprire i nostri cuori.
Vorrei augurare alla Chiesa ortodossa serba, all'intero popolo serbo e allo Stato serbo la pace, la prosperità e l’armonia», - ha detto infine il Patriarca di Mosca e di tutta la Rus' Kirill.

Cattedrale di San Michele Arcangelo
Dall'aeroporto, i Primati delle Chiese ortodosse di Russia e Serbia si sono diretti nella chiesa madre dell'Arcivescovado di Belgrado, Peć e Sremski Karlovci, dove hanno elevato preghiere di lode a Dio dinanzi a numerosi fedeli.
Dopo il servizio di preghiera, Sua Santità il Patriarca serbo Irinej ha rivolto parole di benvenuto a Sua Santità il Patriarca Kirill, rilevando in particolare: «Noi consideriamo la Vostra visita nella nostra Chiesa e al nostro popolo come un dono speciale, quindi per noi oggi è una splendida festa. Non è la prima volta che Voi visitate la patria di san Sava. Il Vostro amore per il nostro popolo e per san Sava è stato dimostrato più volte e ha trovato conferma prima di questa visita. Noi siamo consapevoli di questo e lo apprezziamo. Sappiamo che Voi seguite tutti gli eventi importanti della vita del popolo serbo, e soprattutto di coloro che sono impegnati in Kosovo e Metohija».
Sua Santità il Patriarca Irinej ha ringraziato il Primate della Chiesa ortodossa russa per il sostegno nei lavori di restauro dei luoghi sacri a Prizren e in altre città in Kosovo e Metohija.
In risposta, Sua Santità il Patriarca Kirill ha detto: «Sono molto felice di essere arrivato in Serbia. Solo lieto di vedere in buona salute Vostra amata Santità e i confratelli gerarchi, molti dei quali conosco bene personalmente e ai quali rivolgo un caloroso saluto.
La visita in Serbia significa molto per me e provo sempre un sentimento speciale quando vengo in questa terra santa, benedetta dalle preghiere e dalle opere del grande santo serbo Sava e di altri santi e confessori, dalle imprese di molti santi monaci, dal sangue di molti e nuovi martiri.
Sono lieto di incontrare il devoto, gentile ed ospitale popolo serbo, con il quale il popolo della Santa Rus’ da tempo è saldamente legato da vincoli di amore. La nostra fratellanza si è sviluppata storicamente: è santificata dalla comune confessione di fede e rafforzata da molte prove vissute insieme, abbiamo sempre condiviso gioie e dolori. In ogni momento difficile per i nostri fratelli, noi siamo sempre stati pronti a venire in loro aiuto e sappiamo che essi troveranno sempre comprensione e sostegno.
Sono venuto qui la prima volta come presidente del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca, e lo scorso anno su invito di Vostra Santità per partecipare insieme ad altri Primati delle Chiese ortodosse locali alle celebrazioni del 1700° anniversario dell'Editto di Milano. Ma la visita attuale ha un significato particolare. Sarà interamente dedicata alla preghiera comune e alla comunione con Vostra Santità, ai ricordi delle pagine gloriose della nostra storia comune e alla discussione di progetti per il futuro.
Spero che la mia visita in Serbia costituisca la degna prosecuzione del nostro dialogo, iniziato durante la visita pacifica di Vostra Santità nella Chiesa russa, e contribuisca allo sviluppo delle buone relazioni tra le nostre Chiese.
Prego il Signore misericordioso di concedere la pace e la prosperità al Vostro amato gregge, a Vostra Santità la forza fisica e il Suo aiuto potente per molti anni buoni».

Dottorato honoris causa
Nella sala conferenze dell’Università si è tenuta la cerimonia di conferimento del dottorato honoris causa a Sua Santità il Patriarca Kirill.
Con un discorso di benvenuto rivolto a Sua Santità Vladyka il rettore dell'Università di Belgrado, professore Vladimir Bumbashirevich, ha annunciato la decisione del Consiglio accademico di conferire il diploma di dottore honoris causa dell'Università di Belgrado al Primate della Chiesa ortodossa russa.
Poi è stato cantato l'inno «Gaudeamus».
Sua Santità il Patriarca Kirill ha ringraziato per l'onore del dottorato e ha rivolto al pubblico un discorso, in cui ha parlato della lunga storia delle relazioni tra i popoli russo e serbo, sottolineando: «Credo che nell'attuale, complessa situazione internazionale sia particolarmente importante sviluppare e rafforzare i legami tra le nostre nazioni», - ha detto il Patriarca.
«La solida base di questi legami si trova non solo nella nostra comune storia e cultura, ma anche nelle opinioni generali dei nostri popoli su molte questioni e sfide di oggi, nella visione generale del mondo sulla base della fede ortodossa». Secondo il Primate della Chiesa ortodossa russa, una di queste sfide è l'attiva scristianizzazione della società europea, la negazione nella sua vita e nelle attività dei valori cristiani fondamentali. «Oggi, dinanzi al processo di secolarizzazione, alla negazione della Verità assoluta, all’eliminazione del concetto di peccato dalla coscienza pubblica, che mai come ora hanno raggiunto dimensioni senza precedenti, dobbiamo affermare con il più profondo rammarico un fatto compiuto: molti Paesi europei, in verità, hanno abbandonato la loro identità cristiana. Questo rifiuto si manifesta ad esempio nel sostenere e consolidare a livello legislativo norme della vita sociale che entrano in diretto conflitto con i comandamenti del Vangelo», - ha ricordato il Primate della Chiesa russa.
«La libertà non può essere considerata in modo isolato dalla responsabilità dell'uomo davanti a Dio, agli altri e a se stessi, - ha affermato il Patriarca. - Allo stesso modo, i diritti non possono esistere senza i doveri, tra cui la morale». Egli ha sottolineato che la rimozione dei fondamenti cristiani dalla civiltà europea e la marcia trionfale dell’ideologia secolare ha portato ad eventi vergognosi che minacciano non solo la morale e il benessere, ma l'esistenza stessa del continente europeo...».
L’Università di Belgrado è stata fondata nel 1808 da un educatore e riformatore serbo, primo ministro dell'istruzione della Serbia, Dositeo Obradović, come Scuola Superiore di Belgrado.
Il 27 febbraio 1905, con regio decreto la Scuola Superiore di Belgrado è stata trasformata in Università, costituita da nove facoltà e un collegio. Essa si è sviluppata dopo la seconda guerra mondiale. Nel 1954 è stata riorganizzata in base alla legge emanata nello stesso anno «Sull'istruzione superiore». Sono state create nuove facoltà a Belgrado e aperte nuove sedi in altre città del Paese. Attualmente questa Università è il più grande e principale istituto di istruzione superiore della Serbia. Ha 31 facoltà, 90.000 studenti e 4.300 professori.

Incontro con il Presidente serbo
Alla riunione, che si è tenuta presso il Palazzo presidenziale a Belgrado, hanno partecipato il presidente del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca, metropolita Hilarion di Volokolamsk, il metropolita del Montenegro e del Mare Amfilohiјe , l’ambasciatore straordinario e plenipotenziario della Federazione Russa in Serbia, Alexander Chepurin, il consigliere del Presidente per gli affari esteri della Serbia, Ivan Mrkich.
Nel rivolgersi al Primate della Chiesa ortodossa russa, il presidente Tomislav Nikolić. ha detto che il popolo russo e quello serbo sono uniti da stretti legami storici. «La Russia e la Serbia sono sempre state vicine e questo è merito delle nostre due Chiese. Se la Russia continuerà a sostenere la Serbia, come ci auguriamo, credo allora che la Serbia sia sulla strada giusta», - ha detto il capo dello Stato.
Secondo il Presidente, il legame indissolubile tra i due Paesi è confermato dal fatto che la Serbia e la Russia nello stesso periodo hanno sperimentato fasi di sviluppo e periodi di prova. «Quando la Russia stava soffrendo, poi ha sofferto anche la Serbia, - ha continuato il Presidente. - Domani, ancora una volta dirò ai cittadini della Serbia che la Russia ha sofferto per aiutare il nostro Paese. E di volta in volta il nostro popolo ha bisogno di ricordare che lo zar russo, rischiando il proprio Paese e tutto il suo popolo, per il bene della Serbia è entrato in guerra».
Come ha sottolineato il capo dello Stato, trentamila soldati russi hanno combattuto in Serbia spalla a spalla con i serbi durante la seconda guerra mondiale. Allo stesso tempo, la Russia ha fornito al popolo serbo non solo l’assistenza militare ma anche quella economica, nonostante avesse bisogno anch’essa di aiuto in quel momento davvero difficile.
Il Presidente della Repubblica di Serbia ha anche osservato che grazie all'Armata Rossa le terre serbe sono state liberate dall’occupazione della Germania nazista e dei suoi alleati. I soldati sovietici, come i loro predecessori nella prima guerra mondiale, hanno combat-tuto il nemico insieme con i fratelli serbi.
«Stiamo attraversando tempi difficili, il cristianesimo si trova di fronte a grandi sfide. Ma la Chiesa ortodossa serba ha un sostegno affidabile nella Chiesa ortodossa russa, così come la Serbia ha un sostegno forte da parte della Federazione Russa», - ha detto Tomislav Nikolić.
Da parte sua, il Patriarca di Mosca e di tutta la Rus' Kirill ha ringraziato il Presidente per le gentili parole e ha convenuto che, in effetti, la Russia e la Serbia sono legati dalla storia, dalla fede e dalle relazioni tra le Chiese, a partire da San Sava e fino ad arrivare ai giorni nostri...
«Ci sono pagine eroiche della nostra storia comune, ma anche tragiche, e in queste pagine non c’è mai stato un conflitto tra la Serbia e la Russia: o abbiamo vinto e gioito insieme o abbiamo sofferto insieme», - ha testimoniato il Primate della Chiesa russa. «Esse riguardano la liberazione dei Balcani dal giogo ottomano.
E, naturalmente, le pagine dolorose della prima guerra mondiale, la Grande Guerra, come viene chiamata. E poi l'esodo russo in Serbia dei soldati russi, dove hanno trovato una seconda casa. E, ancora, la lotta contro il fascismo e la liberazione di Belgrado. In effetti, è stato versato molto sangue, le sofferenze sono state tante, ma mai il sentimento di fratellanza è venuto meno nelle relazioni tra la Russia e la Serbia.
E negli ultimi tempi abbiamo sofferto insieme con il popolo serbo quando il Paese è stato sottoposto al bombardamento della Nato nel 1999. Oggi, nutriamo empatia per la popolazione serba del Kosovo e Metohija e vogliamo aiutarvi; e spero che alla fine ci sarà la pace e la giustizia nell’antica terra del Kosovo e Metohija, che è il centro spirituale e l'inizio della Chiesa ortodossa serba».
Il Patriarca Kirill ha evidenziato che «la storia non può essere riscritta, anche se alcuni cercano di farlo sia in Serbia che nel territorio dell’ex-Jugoslavia e in quello dell'ex Unione Sovietica. A volte con questi libri di storia riscritti si insegna ai ragazzi pensando che è una nuova generazione, e si dimenticano le pagine di storia che sono svantaggiose per i gusti politici di oggi. Questo è un grave errore, i fatti storici non possono essere cancellati dalla memoria delle persone, qualunque sia la storia».
In particolare, il Patriarca si è soffermato sulle relazioni tra le due Chiese: «Collaboriamo a livello interortodosso, abbiamo ottime relazioni fraterne bilaterali. Ricordo con affetto la visita di Sua Santità a Mosca e in Russia, quando ha compiuto la sua visita di pace dopo l'intronizzazione e quando ha partecipato alla celebrazione del 1025° anniversario del Battesimo della Rus’. È stato sia a Mosca che a Kiev e a Minsk.
Credo che le nostre fraterne relazioni bilaterali siano un fattore importante per l’unità pan-ortodossa. Per questa unità anche noi combattiamo poiché ci sono molte forze che vorrebbero vedere divisa la Chiesa ortodossa. Ma ci auguriamo che la Chiesa ortodossa preservi la sua unità e la sua capacità di influenzare spiritualmente il popolo ortodosso...».
Riferendosi alle relazioni tra i due Paesi, il Primate della Chiesa russa ha aggiunto: «Ci rallegriamo per le buone relazioni tra la Federazione Russa e la Serbia, sia nello sviluppo economico che nel dialogo politico. Questo riguarda la politica estera della Russia e, credo, della Serbia, e trova il massimo sostegno da parte dei nostri popoli. Né il governo russo né le autorità serbe sono a rischio quando tendono tra loro le mani, perché i nostri popoli da lungo tempo sono uniti, così come le nostre Chiese.
Quindi voglio assicurarVi che la posizione della Chiesa russa sarà sempre quella di sostenere questi legami storici e molto importanti tra i nostri popoli. Vorrei augurare a Voi e, attraverso Voi, a tutto il popolo serbo l'aiuto di Dio e il successo nel superare i problemi che dovete affrontare oggi, perché quello che viene realizzato oggi nella vita del popolo serbo ha lo scopo di rafforzare le fondamenta della sua vita nazionale, di preservare l'identità del popolo serbo, le fondamenta spirituali e culturali, l’esistenza stessa del popolo serbo.
Tutto va e viene, ma questi sono valori fondamentali. I marxisti avevano torto quando dicevano che il valore di base è l'economia. L’economia è un valore sovrastrutturale, che può assumere forme diverse e avere ideali diversi a seconda delle epoche. I valori di base sono qualcosa che forma l'identità e l'immagine della nazione. In Russia cambiano i regimi, i governanti, i titoli dei governanti (erano chiamati re, segretario generale, presidente), ma la base della vita nazionale resta...
Sono profondamente convinto che le Chiese sono chiamate a conservare la base spirituale e culturale del popolo e le autorità - sia in Russia che in Serbia - sono chiamate a costruire una politica che non distrugga questa base. Vi auguro sinceramente il successo nella realizzazione della Vostra alta missione».

Riunione presso la sede del Governo
Nel suo discorso di benvenuto, il primo ministro Aleksandar Vučić ha espresso la gioia per la visita del Primate della Chiesa russa in Serbia. Egli ha ringraziato il Patriarca Kirill per il sostegno e l'assistenza al popolo serbo e alla Chiesa ortodossa serba, e in particolare per la costruzione della Cattedrale di San Sava a Belgrado. A nome del governo della Repubblica di Serbia, Aleksandar Vučić ha espresso gratitudine allo Stato russo «per l’importante sostegno in numerose questioni politiche ed economiche», e ha osservato che le relazioni fraterne e cordiali tra i popoli dei due Paesi non dipendono dalla complessità della situazione politica e dalla congiuntura.
In risposta, Sua Santità il Patriarca, in particolare, ha detto: «In Serbia ci sentiamo veramente tra fratelli e queste non sono parole di circostanza. Basta guardare i volti delle persone che incontriamo per strada. Vediamo una gioia sincera, i sentimenti che nascono dal cuore umano. La sincerità e i buoni sentimenti che il popolo serbo nutre verso il nostro popolo si manifestano pienamente in occasione degli eventi che stanno accadendo ora.
Davvero, questi sentimenti hanno caratterizzato tutta la nostra storia sin dai tempi antichi, dai tempi di san Sava. E questi legami tra le persone, i popoli e le Chiese sono entrati nella coscienza nazionale. Questo crea una solida base, che non può essere distrutta dalla volontà politica di alcuni funzionari governativi o dai partiti politici. Pertanto, la politica sia in Russia che in Serbia non riesce a non sentire la voce del popolo e a non agire in conformità con quel senso interiore delle persone, perché è pericoloso se un politico ignora l'opinione del popolo, dei suoi elettori.
È importante che tra i leader della Serbia ci siano persone che siano ben consapevoli di questo ed esprimano i sentimenti del popolo, in particolare nella sfera della cooperazione e delle buone relazioni politiche con la Russia.
Voi avete citato la nostra partecipazione congiunta alla costruzione della Chiesa di San Sava. Vorrei sottolineare che il concorso per il mosaico interno è stato organizzato dal Ministero della cultura della Federazione Russa e si è concluso con la decisione che la giuria, che doveva scegliere il tipo di mosaico, doveva essere presieduta dal metropolita Hilarion di Volokolamsk e dal vice primo ministro serbo Dacić. Mi auguro che per la grazia di Dio questo importante progetto sarà portato a termine. Questa sarà la chiesa ortodossa più maestosa e bella nei Balcani. Sarà un monumento al trionfo dell'Ortodossia serba, ma al contempo dimostrerà l’amore del popolo russo.
Quest'anno il Paese ha subito il grande disastro dell’alluvione. Noi abbiamo percepito le sofferenze del popolo serbo. Quando mi sono rivolto alle persone comuni - non agli uomini d'affari e ai banchieri, ma ai semplici credenti, è stato raccolto quasi un milione di dollari. E sono contento che quando si tratta di sostegno al popolo serbo, i parrocchiani, spesso non molto ricchi, rispondono con il cuore. Questo dimostra anche le buone relazioni tra le persone e le nazioni, relazioni che sono radicate nella nostra storia, una storia gloriosa, con meravigliose ma anche tragiche pagine. Non siamo mai stati nemici, siamo stati sempre alleati, e sempre abbiamo combattuto, anche con le armi, per obiettivi comuni. Tutto questo, naturalmente, è dipeso dal fatto che siamo molto uniti.
Avrò l'opportunità domani di visitare il cimitero memoriale dove sono sepolti i soldati russi che hanno dato la vita durante la prima guerra mondiale. È importante che grazie agli sforzi congiunti, tutti i monumenti del cimitero siano stati restaurati... Ricordo che alcuni anni fa, quando ho visitato il cimitero e mi sono state mostrate le tombe, era difficile vederle perché era tutto in rovina. Ora, grazie a Dio, il cimitero è stato restaurato e il mio cuore gioisce. Quest'anno ricorre il centenario della guerra che ha diviso il mondo, ma il sangue ha unito i nostri popoli. E il ricordo di questi eventi costituisce una parte molto importante della nostra memoria storica comune.
Vorrei dire che i rapporti tra le due Chiese sono per molti versi una garanzia per le buone relazioni tra i nostri popoli e i due Stati russo e serbo. Pertanto, attribuiamo grande importanza al dialogo e alla collaborazione con la Chiesa ortodossa serba. Tra l’episcopato della vostra Chiesa ci sono molte persone che ho conosciuto personalmente nel corso degli anni e apprezzo molto i nostri buoni rapporti.
Voglia Dio che tutto questo continui sempre sulla via dell’unità, della cooperazione e dell'interazione tra le nostre Chiese, in quanto, come ho già detto oggi, da ciò dipende in gran parte l'unità di tutta l'Ortodossia.
E il mondo ortodosso ha bisogno di essere unito, perché così tante sfide oggi sono dinanzi alle persone ortodosse. Queste sfide sono legate, in primo luogo, alla situazione catastrofica nel campo della morale personale e sociale nei Paesi dell'Europa occidentale. Vediamo come la morale cristiana è distrutta. Storicamente l'Europa era cristiana ed era così forte che ha potuto annunciare il suo cristianesimo al mondo intero, e tutti ascoltavano. Oggi l'Europa stessa, senza aggressioni esterne, rinuncia alla sua eredità cristiana. Questo processo sta evolvendo in azioni concrete, come l'adozione di leggi sui matrimoni gay e l'eutanasia, anche nei bambini.
Questi enormi cambiamenti nella coscienza morale della civiltà europea è molto pericolosa, perché la persona può esistere solo nel caso in cui la sua libertà si realizza nel contesto della responsabilità morale... La lotta alla corruzione, alla criminalità è molto importante. Molti credono che sia sufficiente fare buone leggi, che le forze dell’ordine e la giustizia lavorino bene e tutto questo non accadrà. Tutto questo invece continuerà ad accadere se nella persona è distrutta la componente morale. A proposito di questo l’Ortodossia oggi porta la sua testimonianza in tutto il mondo. L'interazione tra la Chiesa ortodossa russa e la Chiesa ortodossa serba è molto importante in questo contesto», - ha detto in conclusione il Patriarca.
Al termine della conversazione, Sua Santità il Patriarca Kirill, Aleksandar Vučić e la delegazione della Chiesa ortodossa russa hanno incontrato i membri del governo della Repubblica di Serbia in formato esteso.
A nome del governo serbo, il primo ministro Vučić ha ringraziato ancora una volta il Primate della Chiesa ortodossa russa e il governo della Federazione Russa per gli aiuti al popolo serbo in occasione dell'alluvione dell'estate scorsa.
Durante l'incontro, Sua Santità il Patriarca Kirill ha parlato della fraterna collaborazione tra le due Chiese, tra cui la gestione degli uffici di rappresentanza della Chiesa serba a Mosca e della Chiesa ortodossa russa a Belgrado. «Il ponte spirituale tra le nostre Chiese è mantenuto da queste due istituzioni - ha detto Sua Santità Vladyka. - Apprezziamo le opere del vescovo Antonij, che dirige il Compound della Chiesa ortodossa serba a Mosca, e quelle di padre Vitalij, che è il rettore della Rappresentanza della Chiesa ortodossa russa a Belgrado».
Il Patriarca Kirill ha detto che molti vescovi serbi hanno completato gli studi teologici nelle scuole russe e ci sono studenti russi che studiano in Serbia. «Crediamo che il legame tra le giovani generazioni di teologi e tra le scuole sia molto importante». Per questo, «ho molto apprezzato il fatto che Sua Santità il Patriarca Irinej abbia onorato l'Accademia Teologica di Mosca della più alta onorificenza della Chiesa serba - l'ordine di san Sava, di I grado», - ha aggiunto il Primate.
Infine, Sua Santità il Patriarca Kirill ha sollevato di nuovo la questione del Kosovo e Metohija, sottolineando che la posizione della Chiesa russa su questo tema rimane invariato: «Noi siamo fermamente convinti del fatto che non ci può essere discriminazione nei confronti della popolazione serba in Kosovo e Metohija, non ci può essere l'isolamento dei serbi dalla Serbia - i serbi che vivono in Kosovo e Metohija. Non è la Chiesa a dover formulare un modello di soluzione politica, deve impegnarsi la politica. Ma insistiamo a tutti i livelli, dove possiamo, sul rispetto dei diritti e delle libertà dei serbi che vivono in queste zone», - ha detto Sua Santità Vladyka.
Secondo il Patriarca Kirill, nella risoluzione di questo conflitto non devono essere danneggiati né la dignità della nazione serba, né il diritto internazionale. «Preghiamo e lavoriamo affinché la situazione in Kosovo e Metohija sia risolta nel migliore dei modi, che possano essere raccolti fondi per aiutare la diocesi di Raska e Prizren, e si possa sostenere la partecipazione della Federazione Russa presso l'Unesco per il progetto riguardante il Kosovo e Metohija», - ha concluso il Primate della Chiesa russa.

Visita al monastero di Rakovica
Il monastero degli Arcangeli Michele e Gabriele di Rakobìvica si trova alla periferia di Belgrado ed ha lo status di monastero diocesano della metropolia di Belgrado.
È stato fondato nel XIV secolo ed è stato più volte oggetto di distruzione, ma ogni volta è stato restaurato. Nella sagrestia del ricco monastero sono conservate molte pregevoli opere d'arte, così come una grande collezione di libri dei secoli XVII-XIX.
Nel cimitero sono sepolte importanti figure storiche della Serbia, tra cui i Patriarchi serbi Dimitrios e Pavle. Il 4 ottobre 2013, Sua Santità il Patriarca di Mosca e di tutta la Rus' Kirill ha visitato il monastero e ha tenuto una preghiera presso le tombe dei Primati della Chiesa ortodossa serba.
Il 15 novembre 2014 il Patriarca Kirill e il Patriarca serbo Irinej hanno tenuto insieme un servizio di preghiera. L’11 settembre è stato celebrato il 100° anniversario della nascita del Patriarca Pavle, e il 15 novembre ricorre invece il quinto anniversario del suo riposo.
Sua Santità il Patriarca Irinej ha ricordato le opere dei suoi venerati predecessori.
Anche Sua Santità il Patriarca Kirill si è rivolto ai partecipanti al servizio con un discorso sui primi Gerarchi della Chiesa ortodossa serba.
Il Primate ha ricordato che a Sua Santità Dimitrios si deve la rinascita del Patriarcato nella Chiesa ortodossa serba. Secondo Sua Santità, il Patriarca Dimitrios ha aiutato le persone ortodosse russe, che dopo la rivoluzione e la guerra civile in Russia sono emigrate in Serbia, a trovare una nuova casa qui. Il Patriarca serbo ha benedetto i sacerdoti russi a condurre servizi nelle chiese ortodosse serbe. «È stato il padre dell'emigrazione russa, così vogliamo mantenere il buon ricordo di Sua Santità il Patriarca Dimitrios», - ha detto il Patriarca Kirill.
«E Sua Santità Pavle è stato in qualche modo lo stesso Cristo Salvatore per la sua umiltà, mitezza, per la sua capacità di percepire senza malizia le circostanze più difficili della vita, - ha aggiunto il Patriarca Kirill».
«Dio conceda alle anime dei Patriarchi serbi Dimitrios e Pavle il riposo nella dimora dei giusti, e alla Chiesa serba la pace, l'unità e la prosperità spirituale», - ha detto in conclusione il Primate della Chiesa ortodossa russa.

Colloqui bilaterali
Lo stesso giorno i Primati delle due Chiese ortodosse hanno avuto una conversazione fraterna presso la sede del Patriarcato.
Nel rivolgersi al Patriarca Kirill, Sua Santità il Patriarca Irinej ha sottolineato l'importanza di tali incontri, poiché «in tal modo si rafforzano ulteriormente i nostri antichi legami».
In risposta, il Patriarca Kirill ha ringraziato il Patriarca Irinej per le gentili parole di amicizia e, in particolare, ha detto: «Un elemento molto importante dello scambio delle visite di pace dei Primati delle Chiese sono i colloqui bilaterali, durante i quali viene sottoposta ad analisi congiunta la situazione delle relazioni bilaterali, si esaminano alcuni risultati raggiunti e si delineano i programmi futuri. Durante tali colloqui, l'attenzione è rivolta alle questioni panortodosse, perché le Chiese ortodosse, essendo autocefale, autonome, tutte insieme costituiscono il corpo unico della Santa Chiesa Cattolica Apostolica Ortodossa. Ogni Chiesa può aver bisogno della comprensione di un suo problema. Pertanto, è molto importante che durante i colloqui bilaterali le Chiese chiariscano le reciproche posizioni, cercando di avere le stesse posizioni al fine di portare il proprio contributo all'unità ortodossa».
Durante la conversazione i Primati delle due Chiese fraterne hanno discusso i temi della cooperazione bilaterale e panortodossa, tra cui la preparazione del Concilio panortodosso.

Veglia di Tutta la Notte
La sera del 15 novembre, alla vigilia della 23ª Domenica dopo la Pentecoste, Sua Santità il Patriarca di Mosca e di tutta la Rus’ Kirill ha tenuto la Veglia di Tutta la Notte nella chiesa della Santa Trinità della Rappresentanza della Chiesa ortodossa russa a Belgrado.
Durante il servizio divino, Sua Santità il Patriarca Kirill ha unto con l’olio santo molti parrocchiani della chiesa della Santa Trinità.
Al termine del servizio, Sua Santità Vladyka ha accolto calorosamente l’arciprete Vitalij Tarasyev. Il rettore del Compound ha sottolineato l'importanza della visita del Primate della Chiesa ortodossa russa a Belgrado e ha espresso la gioia per la consacrazione della cappella Iverskaja nella Necropoli russa. Padre Vitalij ha presentato a Sua Santità la ristampa anastatica che riproduce alcune delle pagine di un libro memoriale, realizzata dalla fondazione della Necropoli russa, così come una copia dell'icona della Madre di Dio di Iviron.
Rivolgendosi ai connazionali, il Primate della Chiesa ortodossa russa, in particolare, ha detto: «Ogni volta che varco la soglia di questo tempio sento la comunione spirituale di quattro generazioni di russi, che hanno lasciato la loro Patria negli anni difficili e sono venuti qui nelle ospitali terre serbe. Questo tempio è stato testimone sia delle lacrime che della gioia di migliaia e migliaia di persone.
Per molte persone russe questa chiesa è una particella della Rus’. Potete immaginare il sentimento con cui i loro occhi guardavano le icone sacre, che ricordavano le icone lasciate nella loro Patria lontana, dinanzi alle quali hanno pregato sin dall'infanzia. Cosa avranno provato nel sentire i canti a loro familiari? Come percepivano la possibilità di stare fianco a fianco, mano nella mano, che ricordava loro una certa immagine della Rus' che avevano lasciato?
Mentre parliamo di quattro generazioni di immigrati russi, possiamo dire la stessa cosa dei russi di oggi, sia che vivano a casa, sia che vivano fuori. Il tempio di Dio non appartiene solo al passato. Questo non è solo un monumento storico e una certa progettazione architettonica e artistica, che ci rende partecipi delle tradizioni culturali del popolo. Il tempio è qualcosa di più, perché nel tempio è attualizzato il passato come da nessuna altra parte. La Chiesa è l'unica forza in grado di legare il passato con il presente. Chi è Alexander Nevsky per una persona laica? Un personaggio storico. Chi è Alexander Nevsky per noi? Un santo a cui ci rivolgiamo con la preghiera. Con i morti è impossibile entrare in contatto con la preghiera. Alexander Nevsky è invece vivo per noi. Guardando la sua immagine, siamo veramente in contatto con lui, con un uomo del XIII secolo, perché appartiene alla stessa Chiesa a cui apparteniamo noi oggi; ma lui è lì in Cielo, nella Chiesa trionfante, nella Chiesa celeste, mentre noi siamo ancora qui nella Chiesa terrena, errante. Ma questa Chiesa è sotto un unico capo - il Signore e Salvatore.
Ho portato l'esempio di Alexander Nevsky, una persona eroica, luminosa. Ma lo stesso si può dire di tutti i santi, compresi quelli che non appartengono alla Russia e alla Rus’.
Ad esempio, davvero Giovanni Crisostomo, lontano da noi mille anni e mezzo, per noi è morto? No, è vivo! Vive nella nostra preghiera, vive nella Divina Liturgia, perché noi continuiamo a pregare, a celebrare la sua Liturgia».
Continuando il suo discorso, il Primate della Chiesa russa ha spiegato che «la Chiesa è una grande forza spirituale, in cui il passato prende vita e non è più solo una mostra, materiale d'archivio o documenti, ma continua ad essere viva. Questa è la grande forza della Chiesa, non solo spirituale, ma anche culturale e sociale. È per questo che ogni volta che alcune forze cercano di escluderla dalla vita pubblica, dalle istituzioni, sotto forma di "rivoluzione", "insurrezione", cercano di avere impatto sulla Chiesa. Non c'è nessuna rivoluzione che non abbia perseguitato la Chiesa per il fatto che per la Chiesa il passato non è morto, ma questo non è motivo di lotta. Nella Chiesa le cose che appartengono al passato vivono per sempre, perché la Chiesa appartiene all'eternità.
E oggi le chiese in Russia, Ucraina, Bielorussia e nei Paesi stranieri, dove c’è la Chiesa ortodossa russa, sono molto importanti per preservare la nostra identità nazionale, ma soprattutto per preservare la nostra fede e i rapporti con il nostro popolo, con i nostri genitori, i nostri nonni, bisnonni e antenati. Così oggi stiamo costruendo i templi non solo in Russia ma anche all'estero. Ci sono più di 800 chiese ortodosse russe in più di 60 Paesi. Tutte sono piene del popolo di Dio. Ma tra questi templi un posto speciale occupa il tempio della Santa Trinità a Belgrado, perché, a parte le funzioni puramente parrocchiali, svolge un ministero importante, rappresentando il Patriarca di Mosca e di tutta la Rus’ al cospetto di Sua Santità il Patriarca serbo Irinej, presso la Chiesa serba e il popolo serbo, come una sorta di ponte che collega spiritualmente le due nazioni».

Liturgia nella Cattedrale di San Sava
Il 16 novembre Sua Santità il Patriarca di Mosca e di tutta la Rus’ Kirill e Sua Santità il Patriarca serbo Irinej hanno celebrato la Divina Liturgia nella Cattedrale di San Sava a Belgrado.
La maestosa Cattedrale è stata costruita sul luogo dove le autorità ottomane bruciarono le reliquie di san Sava nel 1594. La posa della prima pietra è avvenuta all’inizio del XX secolo, ma la fase attiva di costruzione è stata ripresa solo alla fine del 1990.
Gli architetti Alexander Deroko e Bogdan Nestorovich hanno utilizzato lo stile bizantino classico. Il modello si rifà alla Cattedrale di Santa Sofia di Costantinopoli anche se la cupola centrale ha un diametro maggiore, così come una maggiore altezza. All’interno del tempio possono essere accolti fino a diecimila fedeli.
Nei giorni del bombardamento di Belgrado da parte della Nato il 20 aprile 1999, nella Cattedrale di San Sava e poi sulla piazza di fronte ad essa hanno celebrato la Divina Liturgia il Patriarca di Mosca e di tutta la Rus’ Alessio II e il Patriarca Pavle di venerata memoria.
Hanno concelebrato con i Primati delle due Chiese i gerarchi della Chiesa ortodossa russa - il presidente del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca, metropolita Hilarion di Volokolamsk, l’arcivescovo Mikhail di Ginevra ed Europa occidentale, il capo della Segreteria amministrativa del Patriarcato di Mosca, vescovo Sergij di Solnechnogorsk, e i gerarchi della Chiesa ortodossa serba - il metropolita Amfilohije del Montenegro e del Mare, i vescovi Laurentij di Šabac, Vasilij di Sremska, Irineij di Bačka, Krisostom di Zvornik-Tuzla, Lukian di Osijek e della Baranja, Pakomij di Vrnjačka, Afanasij di Bihać-Petrovac, Ioannikij di Budimlja-Nikšić, Grigorij di Zahumlje-Erzegovina, Ioakim di Polog-Kumanovo, Mark di Bregalnicka, Feodosij di Raška-Prizren, David di Kruševac, David di Stobi, Ioann di Slavonia, Antonij di Moravica, Arsenij di Toplica, Ieronim di Eger.
Tra i concelebranti c’erano anche il vicepresidente del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca, arciprete Nikolaj Balashov, il segretario generale del Santo Sinodo della Chiesa ortodossa serba, arciprete Sava Jović, il rettore della Cattedrale di San Sava, arciprete Radivoje Panić, il rettore della Rappresentanza della Chiesa ortodossa russa a Belgrado, arciprete Vitaly Tarasyev, gli abati dei monasteri della Chiesa ortodossa serba, il segretario del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca per le relazioni interortodosse, arciprete Igor Yakymchuk, e infine molti chierici della Chiesa ortodossa serba.
Al servizio hanno presenziato il Presidente della Repubblica di Serbia, Tomislav Nikolić, il ministro degli Esteri della Serbia, Ivica Dačić, il ministro della Giustizia della Repubblica di Serbia, Nikola Selaković, il primo vicepresidente dell’Assemblea Nazionale - il Parlamento della Repubblica di Serbia - Nenad Popović, i membri del governo della Serbia, gli ambasciatori di Russia, Bielorussia e Cipro, il rappresentante dello Stato Maggiore del Ministero della Difesa serbo, il maggiore generale Mlađan Nišević, il capo cappellano militare del Ministero della Difesa serbo, Sladjan Vlaić, i rappresentanti della Chiesa cattolica romana - il nunzio apostolico a Belgrado, monsignor Orlando Antonini, e l’arcivescovo di Belgrado Stanislav Hocevar.
Durante la Divina Liturgia hanno cantato il coro maschile di Belgrado, il coro della Cattedrale di San Sava, i cori «Srbadia» (di Bijeljina, Repubblica di Srpska) e «Obilic» (Belgrado). Il servizio, al quale hanno partecipato migliaia di fedeli, è stato trasmesso in diretta dalla televisione serba RTS.
Al termine della Liturgia, Sua Santità il Patriarca serbo Irinej ha rivolto un saluto a Sua Santità il Patriarca Kirill e a tutti i partecipanti al culto. Il Primate della Chiesa ortodossa serba ha ricordato i particolari legami spirituali storici tra la Serbia e la Russia. «Non saremmo sopravvissuti durante i tempi difficili senza l’intervento della Russia zarista e della Chiesa ortodossa russa», ha detto Sua Santità il Patriarca Irinej. Dopo la rivoluzione, la Serbia è diventata una seconda casa per molti immigrati provenienti dalla Russia. Tra questi, c’erano gerarchi di spicco della Chiesa ortodossa russa, importanti figure del mondo scientifico e culturale». Secondo il Primate della Chiesa ortodossa serba, le numerose tombe russe in tutti i territori della Serbia «dimostrano la nostra unità indissolubile».
Sua Santità il Patriarca Irinej ha espresso gratitudine alla Russia e alla Chiesa ortodossa russa «per l’amore disinteressato, dimostrato alla Chiesa ortodossa serba e al popolo serbo durante la recente guerra civile nella ex Jugoslavia». «In particolare, ringrazio per il vostro sostegno nella guarigione delle ferite inferte nella terra del Kosovo e Metohija», ha aggiunto il Primate della Chiesa ortodossa serba.
Secondo il Primate della Chiesa ortodossa serba, in Serbia si assiste con dolore al conflitto in Ucraina. «Il nostro popolo si interessa e prega affinché cessino le lotte fratricide in Ucraina e siano guarite tutte le ferite sul corpo della Santa Rus’ di Kiev», ha detto il Patriarca serbo.
Al termine del suo discorso, Sua Santità il Patriarca Irinej ha conferito a Sua Santità il Patriarca Kirill il più alto riconoscimento della Chiesa ortodossa serba, l’ordine di san Sava, di primo grado, così come un’icona della Madre di Dio, due panagie e una croce pettorale.
Il Primate della Chiesa ortodossa russa ha ringraziato calorosamente Sua Santità e ha rivolto un discorso a tutti i presenti.
Come dono alla Chiesa ortodossa serba, il Patriarca Kirill ha presentato una particella delle reliquie di sant’Alexander Nevskij.
Il Primate della Chiesa ortodossa russa ha donato a Sua Santità il Patriarca Irinej l’icona della Madre di Dio «Gioia e consolazione» del Monte Athos, così come due panagie e una croce, realizzate in occasione del 700° anniversario della nascita di san Sergio di Radonež.
Al termine del servizio, i Primati delle due Chiese russa e serba e il presidente serbo Tomislav Nikolić hanno visitato la chiesa di San Lazzaro di Serbia, che si trova nella cripta della Cattedrale di San Sava. San Lazzaro fu ucciso il 28 giugno 1389 durante la battaglia del Kosovo fra musulmani, ottomani e serbi. Cinquecento anni dopo, il 28 giugno 1914 l’erede al trono austriaco Francesco Ferdinando si recò a Sarajevo, dove fu ucciso. Fu così che ebbe inizio la prima guerra mondiale.

In ricordo dello zar Nicola II di Russia
Al termine della visita ufficiale del Patriarca Kirill nella Chiesa ortodossa serba si è svolta a Belgrado la cerimonia di benedizione del monumento all’ultimo imperatore russo Nicola II, martire e grande portatore della Passione.
Il rito è stato presieduto da Sua Santità il Patriarca di Mosca e di tutta la Rus’ Kirill e da Sua Santità il Patriarca serbo Irinej.
Alla cerimonia ha presenziato il presidente della Repubblica di Serbia Tomislav Nikolić.
Erano presenti anche il primo vicepresidente del Consiglio Federale della Federazione Russa Aleksandr Torshin, il presidente della Società di Storia militare russa e ministro della Cultura Vladimir Medinskij, i membri del governo della Repubblica di Serbia, il presidente del Fondo di Prospettiva storica Natalija Narochnitskaya, i membri della delegazione ufficiale della Chiesa ortodossa russa e molti residenti di Belgrado.
Dopo la lettura delle preghiere e l'aspersione del monumento, Sua Santità il Patriarca Kirill si è rivolto al pubblico presente con un breve discorso, osservando in particolare: «Siamo testimoni di un evento storico - la benedizione del monumento al santo zar portatore della Passione, l’imperatore Nicola II, nel centro di Belgrado. L’imperatore Nicola ha fatto così tanto per la salvezza della Serbia e per tutta l'Europa, che non è possibile riassumere questo in poche parole. È interessante notare che il primo monumento in suo onore al di fuori della Russia è stato eretto qui a Belgrado.
La memoria dell'imperatore Nicola II è stata mantenuta nel popolo serbo, anche quando non era possibile esclamare il suo nome ad alta voce, anche quando di lui si diceva solo male. Ma la verità è molto potente. A volte vediamo che l'asfalto si rompe e germoglia l’erba viva. Questo vale anche per la verità, essa non si può nascondere sotto l'asfalto o il cemento, prima o poi la verità entra nella vita delle generazioni future. E la verità dell'eroismo sacrificale dell'imperatore Nicola II germoglierà attraverso la lastra di cemento armato, su cui è scritto il suo nome.
Vorrei ringraziare le persone e le autorità della Serbia, così come tutti i miei connazionali che hanno fatto molto per la memoria di questo grande uomo attraverso questo straordinario monumento. In russo le parole "memoria" e "monumento" hanno la stessa radice. E Dio voglia che questo monumento aiuti a mantenere la memoria dell'imperatore Nicola II, la sua vita e il suo regno, che sacrificò in nome della libertà del popolo serbo e in nome della fedeltà presa verso i suoi alleati.
Quando si parla di amicizia e fratellanza dei popoli russo e serbo non pronunciamo parole al di fuori della realtà. Noi pronunciamo parole piene di verità storica. Questa verità è stata costruita dalle vittime e dal sangue dei popoli russo e serbo. E Dio voglia che questa verità non sia dimenticata né in Serbia né in Russia, perché essa germoglia come l’erba attraverso l’asfalto, perché la verità non può essere distrutta, perché la verità è di Dio, e Dio è eterno. Gloria alla Serbia e alla Russia!».
Anche Sua Santità il Patriarca Irineij ha rivolto un breve discorso. Poi i partecipanti alla cerimonia hanno deposto una corona di fiori dinanzi al monumento.
Secondo il presidente della Repubblica di Serbia Tomislav Nikolić, ora a Belgrado vi è un altro luogo dell'antica amicizia tra i due paesi, «il luogo in cui ricorderemo i valori della storia comune della Russia e della Serbia». «Questo monumento nel cuore di Belgrado risplende della gloria dello zar martire Nicola II, come simbolo di eterna vittoria del bene e della giustizia, e dei sacrifici umani del sovrano», - ha detto Nikolić nel suo intervento. Il Presidente ha citato le parole del Patriarca Kirill, secondo le quali ci sono ancora molte persone che vorrebbero sradicare definitivamente la memoria dei Martiri Reali. «Voglio dire qui e ora che questo in Serbia non accadrà mai», - ha detto il capo dello Stato dinanzi ad un pubblico attento.
L'iniziativa di erigere un monumento all’imperatore Nicola II di Russia è stata promossa subito dopo la prima guerra mondiale, ma la sua attuazione è iniziata solo un secolo più tardi. Il monumento è stato collocato nel centro della città di Belgrado il 19 ottobre 2014, alla vigilia della visita del Presidente della Federa zione Russa, giunto nella capitale serba per partecipare alla celebrazione del 70° anniversario della liberazione della città dai nazisti.
Gli autori dell’opera sono gli scultori russi Andrej Kovalchuk e Gennadij Pravotorov.
Un ruolo attivo nel progetto del monumento ha avuto il presidente del Fondo di prospettiva storica, Natalija Narochnitskaya.
L’opera è stata collocata in un piccolo parco sulla strada di re Milan Obrenović IV, nelle immediate vicinanze della «Casa Russa» e dell'Assemblea di Belgrado. È un dono della Federazione Russa alla capitale della Serbia e rientra nel programma delle celebrazioni per il 100° anniversario della prima guerra mondiale.
Attualmente sono in corso i lavori per il miglioramento del parco attorno al monumento. Secondo il programma degli organizzatori, la piazza con il monumento all’imperatore russo, che ha fatto tanto per il popolo serbo, sarà uno dei luoghi più pittoreschi di Belgrado.
L’area in cui è stato eretto il monumento non è stata scelta a caso. All'inizio del XX secolo c’era la sede dell'Ambasciata dell'Impero russo.

Cerimonia a Sremski Karlovci
Nella storica città serba di Sremski Karlovci, sulle rive del Danubio, è stata benedetta la lapide commemorativa in onore del Metropolita Antonij (Khrapovitsky), primo Gerarca della Chiesa Russa all’estero, in ricordo del 150° anniversario della sua nascita (29 marzo 1863).
Come luogo di installazione è stato scelto il cancello del Palazzo patriarcale, che nel 1921 la Chiesa ortodossa serba diede in uso ai vescovi russi e fino al 1946 è stata la sede della Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia.
L’iniziativa di installare la lapide commemorativa è stata della Fondazione russa di Sant'Andrea il primo chiamato. La placca è stata realizzata dal famoso scultore Zlatko Kuzmanovich di Belgrado, che ha eseguito il bassorilievo raffigurante il Metropolita Antonij (Khrapovitsky) sulla base del ritratto dipinto dall’artista russo emigrato Georgij Grinkevich-Sudnik. Sulla colonna a destra dell'ingresso del Palazzo, della stessa dimensione è stata installata la lapide commemorativa dedicata ad Alessandro I, re dei Serbi, dei Croati e degli Sloveni (1921–1929), e primo re di Jugoslavia (1929-1934), assassinato il 6 ottobre 1934 a Marsiglia in seguito all’attentato messo in atto da un membro dell'Organizzazione Rivoluzionaria Interna Macedone, che mirava all'indipendenza della Macedonia dalla Jugoslavia e aveva collegamenti con la formazione degli Ustascia croati di Ante Pavelić.
Con la benedizione di Sua Santità il Patriarca Kirill, la cerimonia è stata guidata dal presidente del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca, metropolita Hilarion di Volokolamsk. Al rito hanno partecipato l'arcivescovo Mikhail di Ginevra ed Europa occidentale, i vescovi della Chiesa ortodossa serba Chrysostomos di Zvornik-Tuzla e Basilios di Sremska, il rettore della Rappresentanza della Chiesa ortodossa russa a Belgrado, arciprete Vitalij Tarasyev, e il segretario del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca per le relazioni interortodosse, arciprete Igor Yakymchuk.
Prima della cerimonia, nella Cattedrale di San Nicola è stato tenuto un servizio di preghiera, al termine del quale il metropolita Hilarion ha parlato della figura del primo Gerarca russo fuori dalla Russia, che fu metropolita di Kiev e Galizia. In particolare ha ricordato che «il metropolita Antonij è stato un grande pastore e teologo della Chiesa di Cristo, il suo nome è associato allo sviluppo del pensiero teologico russo e della letteratura ecclesiastica russa.
Egli trascorse gli ultimi quindici anni della vita a Sremski Karlovci, fino alla sua morte nel 1936, dove fu accolto insieme ad altri vescovi russi profughi da Sua Santità il Patriarca serbo Dimitrios, che con amore diede loro in uso questo splendido edificio della sua residenza primaziale. A tal proposito è opportuno ricordare l'ispirata Parola di Saggezza di Salomone: un amico ama in ogni momento ma un fratello è nato per l’avversità (Prov 17, 17)».
«A Sremski Karlovci, - ha proseguito vladyka Hilarion - hanno trovato eco i tragici eventi che hanno avuto luogo quasi un centinaio di anni fa in Russia ed hanno portato alla guerra civile fratricida e alla divisione della Chiesa ortodossa russa. Ora questi eventi sono diventati parte della storia. Noi non cessiamo mai di ringraziare Dio per la sua grazia, che si è manifestata nel 2007, quando è stata ripristinata l'unità canonica all'interno della nostra Chiesa. E non dimenticheremo mai l'amore cristiano e l’accoglienza da parte della Chiesa ortodossa serba, che ha accolto con grande favore e sostenuto l’unità canonica della nostra Chiesa, contribuendo al successo di questa impresa storica». Pertanto, «l’inaugurazione di questa lapide commemorativa non è solo un omaggio alla memoria del metropolita Antonij, ma anche un monumento all’amore fraterno, che da molti secoli unisce le Chiese ortodosse di Russia e Serbia».

Cerimonia a Sremski Karlovci
Nella storica città serba di Sremski Karlovci, sulle rive del Danubio, è stata benedetta la lapide commemorativa in onore del Metropolita Antonij (Khrapovitsky), primo Gerarca della Chiesa Russa all’estero, in ricordo del 150° anniversario della sua nascita (29 marzo 1863).
Come luogo di installazione è stato scelto il cancello del Palazzo patriarcale, che nel 1921 la Chiesa ortodossa serba diede in uso ai vescovi russi e fino al 1946 è stata la sede della Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia.
L’iniziativa di installare la lapide commemorativa è stata della Fondazione russa di Sant'Andrea il primo chiamato. La placca è stata realizzata dal famoso scultore Zlatko Kuzmanovich di Belgrado, che ha eseguito il bassorilievo raffigurante il Metropolita Antonij (Khrapovitsky) sulla base del ritratto dipinto dall’artista russo emigrato Georgij Grinkevich-Sudnik. Sulla colonna a destra dell'ingresso del Palazzo, della stessa dimensione è stata installata la lapide commemorativa dedicata ad Alessandro I, re dei Serbi, dei Croati e degli Sloveni (1921–1929), e primo re di Jugoslavia (1929-1934), assassinato il 6 ottobre 1934 a Marsiglia in seguito all’attentato messo in atto da un membro dell'Organizzazione Rivoluzionaria Interna Macedone, che mirava all'indipendenza della Macedonia dalla Jugoslavia e aveva collegamenti con la formazione degli Ustascia croati di Ante Pavelić.
Con la benedizione di Sua Santità il Patriarca Kirill, la cerimonia è stata guidata dal presidente del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca, metropolita Hilarion di Volokolamsk. Al rito hanno partecipato l'arcivescovo Mikhail di Ginevra ed Europa occidentale, i vescovi della Chiesa ortodossa serba Chrysostomos di Zvornik-Tuzla e Basilios di Sremska, il rettore della Rappresentanza della Chiesa ortodossa russa a Belgrado, arciprete Vitalij Tarasyev, e il segretario del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca per le relazioni interortodosse, arciprete Igor Yakymchuk.
Prima della cerimonia, nella Cattedrale di San Nicola è stato tenuto un servizio di preghiera, al termine del quale il metropolita Hilarion ha parlato della figura del primo Gerarca russo fuori dalla Russia, che fu metropolita di Kiev e Galizia. In particolare ha ricordato che «il metropolita Antonij è stato un grande pastore e teologo della Chiesa di Cristo, il suo nome è associato allo sviluppo del pensiero teologico russo e della letteratura ecclesiastica russa.
Egli trascorse gli ultimi quindici anni della vita a Sremski Karlovci, fino alla sua morte nel 1936, dove fu accolto insieme ad altri vescovi russi profughi da Sua Santità il Patriarca serbo Dimitrios, che con amore diede loro in uso questo splendido edificio della sua residenza primaziale. A tal proposito è opportuno ricordare l'ispirata Parola di Saggezza di Salomone: un amico ama in ogni momento ma un fratello è nato per l’avversità (Prov 17, 17)».
«A Sremski Karlovci, - ha proseguito vladyka Hilarion - hanno trovato eco i tragici eventi che hanno avuto luogo quasi un centinaio di anni fa in Russia ed hanno portato alla guerra civile fratricida e alla divisione della Chiesa ortodossa russa. Ora questi eventi sono diventati parte della storia. Noi non cessiamo mai di ringraziare Dio per la sua grazia, che si è manifestata nel 2007, quando è stata ripristinata l'unità canonica all'interno della nostra Chiesa. E non dimenticheremo mai l'amore cristiano e l’accoglienza da parte della Chiesa ortodossa serba, che ha accolto con grande favore e sostenuto l’unità canonica della nostra Chiesa, contribuendo al successo di questa impresa storica». Pertanto, «l’inaugurazione di questa lapide commemorativa non è solo un omaggio alla memoria del metropolita Antonij, ma anche un monumento all’amore fraterno, che da molti secoli unisce le Chiese ortodosse di Russia e Serbia».







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Il Primate della Chiesa ortodossa russa - Sua Santità il Patriarca di Mosca e di tutta la Rus' Kirill
Belgrado - Giovani serbi in abito tradizionale accolgono il Patriarca Kirill
Belgrado - Conferimento del dottorato honoris causa al Patriarca Kirill
Belgrado - Riunione al Palazzo presidenziale
Belgrado - Visita del Primate della Chiesa russa presso la sede del Governo serbo
Belgrado - Servizio di preghiera presso le tombe dei Patriarchi Dimitrios e Pavle
Belgrado - Migliaia di fedeli prendono parte alla solenne Liturgia nella Cattedrale di San Sava
Belgrado - Monumento all'imperatore Nicola II di Russia
Metropolita Antonij (Khrapovskij, 1863-1946)
Agosto '17