ELEOUSA magazine
Agosto '17

La Madre di tutti i Popoli


L’icona della Madre di Dio di Gerusalemme è, secondo la tradizione, una delle settanta icone della Madre di Dio dipinta da San Luca Evangelista. Nel 453, l’immagine fu trasferita da Gerusalemme a Costantinopoli da Leone I il Grande, imperatore d’Oriente, lo stesso che fu testimone a Costantinopoli del miracolo della Madre di Dio “Sorgente di Vita” e costruì l’omonimo Santuario, unico luogo mariano rimasto nella moderna città di Istanbul, meta di numerosi pellegrini nel giorno della sua festa, il venerdì dopo Pasqua, allo scopo di venerare Colei che è la Madre di tutti, come Dio stesso profetizzò: “Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno” (Gen 3,15; Ap 12, 1-5).
Nel 988, l’icona della Madre di Dio di Gerusalemme fu donata da Leone VI al granduca Vladimir in occasione del suo battesimo nell’Ortodossia nella città di Korsun (l’odierna Kherson), circostanza che di fatto introdusse il cristianesimo nella Rus’ di Kiev. Il santo principe portò la sacra immagine a Velikij Novgorod; alcuni secoli dopo, nel 1571 lo zar Ivan il Terribile trasferì l’icona nella cattedrale della Dormizione al Cremlino di Mosca. Durante l’invasione di Napoleone nel 1812, la sacra immagine fu trafugata e portata in Francia, dove è tuttora. Una delle sue copie più antiche si trova nella chiesa della Natività di Cristo ad Izmajlovo, un quartiere storico di Mosca, situato nel distretto orientale della capitale, avamposto delle truppe di Napoleone. Il tempio era stato dato in appannaggio ai boiardi Romanov e venne occupato e saccheggiato dai francesi.
L’icona di Gerusalemme è molto simile all’icona georgiana della Madre di Dio, la cui festa venne istituita dal Patriarca Nikon nel 1658 come atto di ringraziamento alla Madre di Dio per aver salvato la città di Mosca dalla peste: il servizio venne composto nel 1698 dallo scrittore russo ed editore Fëdor Polikarpov, direttore della casa editrice sinodale di Mosca, il quale contribuì a modificare anche il primo giornale russo Vedomosti .
Un’altra icona simile è quella di Grebna, che il granduca Dmitrij Donskoj portò con sé durante la Battaglia di Kulikovo nel 1830 contro l’Orda d’Oro. Questa vittoria segnò l’inizio della fine del dominio mongolo sulla Russia, che terminò con il grande scontro sul fiume Ugra un secolo dopo. L’importanza spirituale per l’unificazione delle terre russe fu ancora maggiore. Uno storico ha affermato che i russi andarono al campo di Kulikovo come cittadini di tanti principati e tornarono come una nazione russa unita. Decisivo in questo senso fu anche il ruolo del grande asceta russo San Sergio di Radonež, che riuscì a mantenere la pace tra i principi rivali e nel contempo a incoraggiare il granduca a continuare la sua rivolta contro i tartari.
La Chiesa Ortodossa Russa ha sempre riservato uno spazio privilegiato a Gerusalemme. Non solo perché essa è la città che ha visto il compimento della vita terrena di Gesù con la sua morte e risurrezione, ma anche perché nella Tradizione cristiana la Gerusalemme terrestre è prefigurazione di quella celeste, come “visione di pace”. Numerosi ortodossi russi si recano in Terra Santa con il desiderio di vivere laggiù “una santità simile a nessun’altra”, per usare un’espressione tratta dai celebri Racconti di un pellegrino russo. Si tratta di una vera e propria forza ancestrale che Gerusalemme esercita sul popolo russo.
Lo stesso Patriarca Kirill si è recato numerose volte a Gerusalemme prima di essere eletto Patriarca, anche in qualità di membro delle delegazioni che accompagnavano i due predecessori: Alessio I nel 1945 e nel 1960, Pimen nel 1972, e nel 1991. Ed ora, come Patriarca di Mosca e di tutta la Rus’, Sua Santità ha compiuto un pellegrinaggio dal 9 al 14 novembre 2012.
Questo legame con la Terra Santa spinse il Patriarca Nikon nel XVII secolo a costruire ad Istra, nell’oblast’ di Mosca, il famoso monastero di Nuova Gerusalemme, che riproduce fedelmente nella sua architettura i luoghi santi di Gerusalemme legati alla passione, morte e risurrezione di Cristo Salvatore.
Il 21 maggio 1882, festa dei santi Costantino ed Elena, lo zar Alessandro III, della dinastia dei Romanov fondò la Società Imperiale Ortodossa di Palestina, ponendo al suo vertice il fratello, il granduca Sergej Aleksandrovič. Oggi, la più antica organizzazione culturale ed umanitaria russa è guidata dal presidente della Corte dei Conti della Federazione Russa, S.V. Stepashin.
In occasione della II Conferenza della Società Imperiale Ortodossa di Palestina, dedicata al 130° anniversario della sua fondazione, il 4 giugno 2012 Sergej Stepashin ha annunciato la decisione del consiglio della Società di conferire al Patriarca di Mosca e di tutta la Russia Kirill l’ordine della Stella di Betlemme “per l’eccezionale contributo allo sviluppo della presenza culturale e spirituale della Russia in Terra Santa e nel Medio Oriente, al rafforzamento dell’amicizia e della cooperazione tra i popoli della Russia e della Terra Santa e dei legami storici tra la Chiesa Ortodossa Russa e i Patriarcati orientali”. Il presidente ha inoltre affermato che la rivitalizzazione della Società come organizzazione pubblica internazionale viene percepita favorevolmente nella regione del Medio Oriente (Libano, Siria, Palestina, Giordania, Mesopotamia), comprese le comunità cristiane nei Paesi arabi (Egitto, Libia, Tunisia, Algeria, Marocco): “Oggi la Società deve porre particolare attenzione ai processi in corso e alle conseguenze della cosiddetta “primavera araba”, soprattutto all’escalation di violenze contro la minoranza cristiana in un certo numero di Paesi arabi da parte di estremisti”, - ha detto Sergej Stepashin.
Nel sottolineare che questo argomento è al centro dell’attenzione del presidente del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca, metropolita Hilarion di Volokolamsk, Stepashin si è congratulato con lui per la sua elezione al comitato dei soci onorari della Società Imperiale Ortodossa di Palestina.
Dal canto suo, il ministro degli affari esteri della Federazione Russa, Sergej Lavrov, nel partecipare ai lavori del consiglio della Società Imperiale Ortodossa di Palestina, tenutisi il 28 novembre 2012 nella sua nuova sede, lo storico palazzo Sumarokov-Tyulyaevoy (XVIII-XIX sec.) al centro di Mosca, ha sottolineato la vicinanza delle posizioni del Ministero degli Esteri della Russia con la Chiesa Ortodossa Russa sulle questioni relative al rafforzamento dei legami culturali tra i popoli della Russia, del Medio Oriente e del Nord Africa, così come la presenza umanitaria e culturale russa in Terra Santa.
Del resto, “la Società intende tutelare pienamente e proteggere il grande patrimonio spirituale e culturale della Terra Santa - ha dichiarato il presidente Stepashin. - Questa è storicamente la missione fondamentale della Società, che noi fedelmente eseguiamo”.
Sergej Lavrov ha inoltre elogiato il significato delle visite di Sua Santità il Patriarca Kirill in Medio Oriente, sottolineando che quella del 9-14 novembre in Terra Santa ha dimostrato il ruolo della Chiesa Ortodossa Russa nella promozione della pace e dell’armonia nella regione.
Durante i lavori del consiglio, la Società Imperiale Ortodossa di Palestina ha rilasciato una dichiarazione “Sulla protezione dei cristiani in Medio Oriente e Nord Africa”.
Due giorni dopo, il 30 novembre 2012 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha votato a favore del riconoscimento della Palestina come “Stato osservatore”, nonostante l’opposizione di Stati Uniti e Israele. La risoluzione è passata con 138 voti a favore, incluso quello dell’Italia, 9 contrari e 41 astensioni. La decisione storica consente finalmente a tutti di usare il termine “Palestina” invece della definizione di “Territori palestinesi”, nata dal processo di pace di Oslo negli anni ‘90.
L’Assemblea Generale non è il primo organo dell’Onu ad aver riconosciuto la Palestina: già l’Unesco nel mese di settembre del 2012 aveva votato a favore .
La fondazione della Società Imperiale Ortodossa di Palestina non è l’unica iniziativa promossa dalla dinastia dei Romanov.
Quest’anno la Russia festeggerà i 400 anni della Casa Romanov. L’intronizzazione al Cremlino dello zar Mikhail l’11 giugno del 1613 pose fine al Periodo dei Torbidi e aprì una nuova pagina nella storia della civiltà russa.
Questa dinastia creo’ l’Impero Russo, una grande potenza internazionale che ebbe fra i suoi fondatori Pietro il Grande, Caterina II, Alessandro I. Enorme è il contributo di questa dinastia alla vita sociale, economica e culturale della Russia.
Sin dall’inizio i Romanov cercarono di legarsi alle dinastie scandinave. Dai tempi di Pietro il Grande divenne una tradizione chiedere la mano delle principesse tedesche. A cavallo fra il XIX-XX secolo vi fu un legame particolare con l’Inghilterra. L’ultimo imperatore, Nicola II, prese in sposa la nipote della regina Vittoria.
Contatti particolarmente stretti furono stabiliti con il ducato di Holstein-Gottorp e con i principati di Wurttemberg e Baden, con la casata degli Hohenzollern, con le dinastie di Danimarca, Olanda, Gran Bretagna, Grecia. I Romanov si sentivano a casa praticamente in tutta l’Europa.
Nel periodo sovietico, invece, si inasprì la contrapposizione fra la Russia e l’Europa... e la Chiesa Ortodossa Russa fu perseguitata dal regime ateo!
Oggi la Russia deve tornare ad essere una grande potenza, deve rientrare nella politica europea per essere percepita come membro a pieno diritto della comunità dei leader europei, così come fu durante il regno dei Romanov.
Il 1 dicembre 2012 il Messico ha passato i poteri di Presidenza del G20 alla Russia. Per i prossimi dodici mesi la riforma dell’architettura finanziaria internazionale sarà al centro della presidenza russa. Importante in tal senso è l’integrazione nello spazio post-sovietico. Dal 1 gennaio 2013 nel territorio di Russia, Bielorussia e Kazakhistan si è attivato uno spazio economico unico e altri Paesi della Comunità degli Stati Indipendenti hanno espresso interesse a partecipare all’unione.
Secondo i dati dell’Onu sulla fame nel mondo, sono 870 milioni le persone che soffrono di malnutrizione cronica, vale a dire una su otto.La maggioranza di esse - circa 852 milioni - vive nei Paesi in via di sviluppo, e rappresenta il 15% della popolazione complessiva, mentre i restanti 16 milioni vivono nei Paesi sviluppati.
In un mondo di opportunità tecnologiche ed economiche senza precedenti, è assolutamente inaccettabile che più di 100 milioni di bambini sotto i cinque anni siano sottopeso e in condizioni di non poter sviluppare a pieno
il proprio potenziale umano e socio-economico, mentre la malnutrizione infantile uccide ogni anno più di 2,5 milioni di bambini.



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Icona della Madre di Dio di Gerusalemme
Fernanda Santobuono
Agosto '17