ELEOUSA magazine
Agosto '17

Romanov, quattro secoli di storia... e di persecuzione sociale, politica, religiosa


Nicola II Romanov fu l’ultimo Imperatore di Russia. Il suo titolo ufficiale era: “Per Grazia di Dio, Imperatore e Autocrate di tutta la Rus’, Zar di Polonia, di Mosca, di Kiev, di Vladimir, di Novgorod, di Kazan’, di Astrachan’ e della Siberia; Granduca di Finlandia e di Lituania; Erede di Norvegia; Signore e sovrano di Iberia, dell’Armenia e del Turkestan; Duca dello Schleswig-Holstein, dello Stormarn, di Dithmarschen e dell’Oldenburg”.
Dopo la sua abdicazione il 15 marzo 1917,
Nicola II e l’intera famiglia imperiale furono posti agli arresti domiciliari a Carskoe Selo. Qui l’imperatore ricevette la visita del capo del Governo Provvisorio, Aleksandr Kerenskij, dal quale ottenne il permesso di rivedere il fratello Mikhail Aleksandrovič. In seguito all’aggravarsi della situazione politica, Kerenskij decise di deportare i membri della famiglia imperiale a Tobol’sk, storica capitale della Siberia occidentale.
In seguito alla Rivoluzione d’Ottobre e alla salita al potere di Lenin, il Soviet degli Urali reclamò i prigionierii. Ad Ekaterinburg era stato deciso di trasferire i Romanov nella palazzina del mercante Ipat’ev, confiscata per l’occasione e rinominata “Casa a destinazione speciale”.
Vista l’avanzata della “Legione cecoslovacca” appartenente all’Armata Bianca controrivoluzionaria, il Soviet locale diede ordine di accelerare i tempi dell’esecuzione. Nella notte tra il 16 e il 17 luglio 1918 l’ex-zar e la famiglia furono svegliati con l’ordine di preparare i bagagli per la partenza. Sgomberate le stanze, i Romanov e gli altri prigionieri furono condotti nello scantinato, dove fu ordinato loro di disporsi per una fotografia di notifica; dopodiché fu chiamato il commando. Nella confusione che seguì, il primo a cadere fu Nicola II, poi la moglie Aleksandra Fëdorovna, i membri del seguito e i cinque figli con la dama di compagnia Anna Demidova. Tre figlie (non identificate), rannicchiate in un angolo, non morirono all’istante e furono trafitte con le baionette. I corpi furono portati nel vicino villaggio di Koptiakij e dopo una previa divisione (i corpi di Aleksij e di Marija o Anastasija furono bruciati a metà strada), furono denudati, fatti a pezzi e gettati nel pozzo di una vecchia miniera di Ganina Yama. Quindi i resti furono sciolti con acido solforico e infine dati alle fiamme.
Un secondo luogo di sepoltura fu scoperto nel 1970 in un campo conosciuto come Porosenkov Ravine, a circa cinque chilometri da Ganina Yama, ma tenuto segreto fino al 1990.
Nel 1995 furono identificati i resti utilizzando il Dna dei parenti viventi di Nicola II e della zarina Aleksandra. Mancavano però i resti dello zarevič Aleksij e di una delle due granduchesse più giovani, Marija o Anastasija.
ll 16 luglio 1998 la famiglia imperiale fu inumata nella Cattedrale dei Santi Pietro e Paolo a San Pietroburgo dopo i funerali di Stato.
I Romanov sono stati canonizzati come martiri dalla Chiesa Ortodossa Russa nel 2000 e sono commemorati il 17 luglio.
Il 30 aprile 2008, in seguito alla pubblicazione dei test del Dna da parte di un laboratorio statunitense, che aveva esaminato i resti ritrovati nell’estate 2007 in una fossa più piccola a Porosenk Ravine, sono stati identificati i corpi della granduchessa Marija e dello zarevič Aleksij.
A novant’anni dalla loro uccisione, nell’ottobre 2008 la Corte suprema russa ha riabilitato Nicola II e la sua famiglia in quanto vittime della repressione politica sovietica e della “persecuzione sociale, politica e religiosa”, che ha interessato tutta la dinastia dei Romanov.
Per anni il capo della Casa Imperiale Russa, la granduchessa Maria Vladimirovna, ha cercato giustizia. La pronuncia della Corte nega qualunque attribuzione di colpa ai Romanov e considera i crimini loro addebitati come la chiave con cui il sistema comunista cercò di giustificare l’eccidio di Ekaterinburg.
Nel 2010 il Tribunale Basmanny ha ritenuto opportuno proseguire le indagini, nonostante la Procura russa avesse deciso nel 2009 di chiudere l’inchiesta. La decisione è stata salutata con favore dalla Chiesa Ortodossa Russa e dalla Granduchessa Maria Vladimirovna per il ristabilimento di quella che considerano la verità storica.
Nel 2013 saranno celebrati i quattrocento anni della dinastia dei Romanov al potere.



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Nicola II Imperatore e Autocrate di tutta la Rus'
Le quattro figlie dello zar Nicola II, Ol'ga, Tat'jana, Marija e Anastasija
Agosto '17