ELEOUSA magazine
Agosto '17

La verità dell'Ortodossia. Nel giorno dei Santi Cirillo e Metodio, della Lingua e della Cultura slava


Tradizione
Tutto il mondo cristiano in Occidente non conosce bene l’Ortodossia. Ne conosce unicamente gli aspetti esteriori e, per di più, solo quelli negativi; non l’intimo tesoro spirituale della Chiesa. L’Ortodossia si è chiusa in se stessa e, non avendo alcuno spirito di proselitismo, non si è manifestata al mondo. Così per lungo tempo l’Ortodossia non ha avuto alcun significato per il mondo occidentale e non è stata oggetto d’attenzioni come il Cattolicesimo e il Protestantesimo. Per centinaia d’anni è rimasta estranea ad ogni appassionata battaglia religiosa. Per secoli ha vissuto protetta da grandi imperi (quello romano orientale, detto “bizantino”, e quello russo) e ha preservato la sua eterna verità dagli eventi distruttivi che caratterizzano la storia del mondo. La tipica caratteristica della fede ortodossa è quella di non essere stata ampiamente spiegata ed esposta in trattati. L’Ortodossia non si è mai curata di conquistare alcuno e questo atteggiamento non l’ha adattata sacrificando la celeste Verità della Rivelazione cristiana alle mode correnti. L’Ortodossia è quella forma di Cristianesimo che ha sofferto le minori distorsioni nella sua sostanza a causa dei travagli storici. La Cristianità ortodossa ha avuto i suoi momenti difficili e criticabili quando il legame e la dipendenza esterna con lo Stato l’hanno segnata. Bisogna tuttavia dire che l’insegnamento ecclesiastico e l’intimo percorso spirituale indicato dalla Chiesa non sono stati distorti. La Chiesa Ortodossa è primariamente la Chiesa della tradizione, a differenza della Chiesa cattolica che è principalmente la Chiesa dell’autorità e delle Chiese protestanti che sono essenzialmente le Chiese della fede individuale. La Chiesa Ortodossa non è mai stata soggetta ad una singola autorità esterna. La forza che l’unisce non è data da un’autorità esterna ma dalla stabilità della sua intrinseca tradizione. Rispetto alle altre forme cristiane, l’Ortodossia è quella più vicina all’antichità cristiana. La forza della sua interiore tradizione deriva da quella dell’esperienza spirituale. Tale esperienza è possibile seguendo un percorso spirituale nel quale si afferma il potere della sovrapersonale vita spirituale grazie alla quale ogni generazione si distacca dai propri criteri di autosoddisfazione e di esclusivismo umano e aderisce alla vita spirituale di tutte le generazioni che l’hanno preceduta fino a risalire agli Apostoli.
In questa tradizione il credente ha la stessa esperienza e quindi la stessa autorità dell’Apostolo Paolo, dei martiri, dei santi dell’intero mondo cristiano. Nella tradizione la mia conoscenza non è personale ma sovrapersonale; non vivo isolato ma nel Corpo di Cristo. Ne sono parte poiché sono un singolo organismo spirituale con tutti i miei fratelli in Cristo.

Vita spirituale
L’Ortodossia è prima di tutto ortodossia di vita e non ortodossia d’indottrinamento. È perciò che i cosiddetti eretici non sono quelli che confessano una falsa dottrina ma coloro che hanno una falsa vita spirituale e seguono un falso percorso spirituale. L’Ortodossia, fin dal principio, non spicca come una dottrina o un’organizzazione esterna, non dà una norma esterna di comportamento ma indica una vita spirituale, un’esperienza spirituale e un percorso spirituale. La sostanza del Cristianesimo è vista in un’intima attività spirituale. L’Ortodossia non si identifica con una forma legale di cristianesimo (nel senso d’un insieme di norme razionali e di leggi morali) quanto, piuttosto, con la sua forma più spirituale. Questa spiritualità e misteriosità dell’Ortodossia ha spesso contribuito a determinare la sua esterna debolezza. La debolezza esterna e l’insufficiente sviluppo, l’insufficiente presenza di attività esterne e organizzative, colpisce chiunque li noti, ma la sua vita spirituale, il suo tesoro spirituale rimane invisibile e ignoto. Questa è la caratteristica della natura spirituale dell’Oriente, in contrasto con il mondo occidentale che è sempre attivo e visibile ma è frequentemente esausto nel suo spirito a causa di tutte le sue attività. Nel mondo non cristiano dell’Oriente, la vita spirituale dell’India è praticamente ignota agli osservatori esterni e non è riportata nelle descrizioni storiche. Questo può essere detto anche per l’Ortodossia benché la natura spirituale cristiano-orientale è lontana e diversa dalla natura spirituale dell’India. I santi del mondo ortodosso, contrariamente a quelli del mondo cattolico, non hanno lasciato delle opere scritte alla loro morte. Essi sono rimasti ignoti. Anche per questo motivo è difficile giudicare la vita spirituale ortodossa osservandola dall’esterno. L’Ortodossia non ha avuto l’era scolastica, ha sperimentato solo l’età patristica. La Chiesa ortodossa fino ad oggi si appoggia sugli insegnamenti ecclesiastici orientali. L’Occidente considera ciò una prova di arretratezza, come se questo fosse il segno d’una realtà morente, di qualcosa al di fuori della vita creativa. Ma a questo fatto può essere data un’altra interpretazione: nell’Ortodossia il Cristianesimo non è stato razionalizzato nella misura dell’Occidente, com’è avvenuto nel Cattolicesimo con l’aiuto di Aristotele che leggeva tutto attraverso la visione intellettuale greca. Nell’Ortodossia la dottrina non ha mai raggiunto un simile significato e i dogmi non sono stati mai strettamente vincolati a insegnamenti obbligatori di tipo intellettuale e teologico essendo stati capiti principalmente come verità mistiche. Per questo i credenti hanno avuto un atteggiamento diverso nei riguardi delle interpretazioni teologiche e filosofiche che riguardavano i dogmi. Questo ha permesso, nella Russia del diciannovesimo secolo, una genesi d’idee ortodosse creative che esprimevano più libertà e talento spirituale rispetto a quelle cattoliche e protestanti.

Ontologia
Alla natura spirituale dell’Ortodossia appartiene un’originale e inviolabile ontologia che si presenta principalmente come la manifestazione della vita ortodossa e solo in seguito, del suo pensiero. L’Occidente cristiano ha percorso le strade del pensiero critico caratterizzate dall’opposizione tra soggetto e oggetto. In tal modo, l’insieme organico del pensiero e la sua organica connessione con la vita è stata violata. L’Occidente è capace d’una complessa spiegazione del suo pensiero, della sua riflessione, del suo criticismo e del suo preciso intellettualismo. Ma in questo processo esiste una violazione nella connessione tra colui che conosce e pensa e l’esistenza primordiale ed originale. La percezione esce dalla vita e dal pensiero, esce dall’esistenza. La percezione e il pensiero non passano attraverso l’integralità spirituale della persona nell’organica unità di tutte le sue forze. L’Occidente ha compiuto grandi gesta su questa base ma da questo è derivato il decadimento dell’originale ontologismo del pensiero impedendogli di entrare nella profondità della realtà. Questo ha comportato l’intellettualismo scolastico, il razionalismo, l’empirismo e l’estremo idealismo del pensiero occidentale. In campo ortodosso il pensiero è rimasto ontologico, unito all’esistenza, e questo è evidente attraverso l’intero pensiero russo religioso filosofico e teologico del XIX e XX secolo. Il razionalismo, il legalismo e ogni genere di normativizzazione è alieno all’Ortodossia. La Chiesa ortodossa non è definita da concetti razionali, viene espressa in concetti solo per coloro che vivono in essa, per coloro che sono uniti alla sua esperienza spirituale. Le forme mistiche del Cristianesimo non sono soggette ad alcun genere di definizioni intellettuali, non posseggono alcuna firma giuridica o razionale. Fare teologia in maniera genuinamente ortodossa significa fare teologia sulla base dell’esperienza spirituale. L’Ortodossia è quasi totalmente mancante di manuali scolastici. L’Ortodossia comprende se stessa attraverso la religione trinitaria; non con un astratto monoteismo ma in un concreto trinitarismo. La vita della Santa Trinità è riflessa nella sua vita spirituale, nella sua spirituale esperienza e nel suo percorso spirituale. La Liturgia Ortodossa inizia con le parole: “Benedetto è il Regno del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”. Ogni cosa inizia dall’alto, dalla Triade divina, dall’altezza della sua Essenza, non dalla persona e dalla sua anima. Nella comprensione ortodossa è la Divina Triade che discende non la persona che ascende. Nel Cristianesimo occidentale ci sono meno espressioni trinitarie di questo genere. È più cristocentrico e antropocentrico. Questa differenza è già riscontrabile in nuce tra gli autori patristici orientali e quelli occidentali: i primi si soffermano di più sulla Trinità divina, i secondi sull’animo umano. Così l’Oriente proclama prima di tutto i misteri dei dogmi trinitari e cristologici. L’Occidente insegna prima di tutto la Grazia, la libertà e l’organizzazione ecclesiastica. Comunque l’Occidente ha avuto una grande ricchezza e una grande varietà d’idee.
L’Ortodossia è quel Cristianesimo in cui avviene la più grande manifestazione dello Spirito Santo. È perciò che la Chiesa Ortodossa non accetta l’insegnamento del Filioque che viene visto come una subordinazione nell’insegnamento sullo Spirito Santo. La natura dello Spirito Santo non è rivelata tanto dai dogmi e dalla dottrina ma dalla sua azione. Infatti lo Spirito Santo è particolarmente vicino a noi ed è molto più immanente al mondo [di ciò che si creda]. Lo Spirito Santo agisce direttamente sul mondo creato e trasfigura la creazione. Questo insegnamento è stato rivelato dal più grande dei santi russi, Serafino di Sarov. L’Ortodossia non solo è Trinitaria nella sua essenza ma vede come compito della sua vita terrena, la trasfigurazione del mondo nell’immagine Trinitaria facendolo diventare essenzialmente pneumatico (=spirituale).
In questo caso parlo delle profondità dei misteri dell’Ortodossia e non di opinioni superficiali su di essa. La teologia pneumatologica (=spirituale), l’anticipazione di una nuova effusione dello Spirito Santo nel mondo, sono elementi molto più attinenti all’ambito ortodosso. L’Ortodossia da un lato è molto più conservativa e tradizionale rispetto al Cattolicesimo e al Protestantesimo ma, dall’altro, nel suo seno, c'è sempre stata una grande attesa di una nuova manifestazione religiosa nel mondo, di un’effusione dello Spirito Santo, della venuta della Nuova Gerusalemme. L’Ortodossia non si è sviluppata storicamente per quasi un millennio; il concetto di evoluzione le è estraneo ma la creatività religiosa vive nascosta ed è come conservata per una nuova, non ancora raggiunta, epoca storica. Questo è apparso evidente nei movimenti religiosi russi del XIX e XX secolo.
L’Ortodossia compie una divisione più profonda tra il mondo divino e quello naturale, tra il regno di Dio e quello di Cesare e non accetta delle possibili analogie che sono frequentemente evidenti nell’ambito della teologia cattolica. Essa concepisce in Dio una sostanza impartecipabile e delle energie che coinvolgono tutto l’universo. Le energie divine agiscono sia nell’uomo che nel mondo. Non si può dire, a proposito del mondo creato, che è dio o che è divino, ma non si può nemmeno dire che è un’espressione esterna alla divinità. Dio e la vita divina non assomigliano al mondo naturale o alla vita naturale; in questo campo non è assolutamente possibile fare delle analogie. Dio è eterno, la vita naturale è finita ed è limitata. Ma l’energia divina si riversa da Dio sul mondo naturale, agisce su di lui e l’illumina. Questa è l’ortodossa comprensione dello Spirito Santo. L’insegnamento di Tommaso d’Aquino in base al quale il mondo naturale è in opposizione al mondo soprannaturale è, nell’ottica ortodossa, un modo di secolarizzare il mondo. L’Ortodossia è essenzialmente pneumatologica ed è questo a contraddistinguerla. La sua spiritualità è il risultato finale della sua trinitarietà. Così la Grazia non è la mediazione tra la sfera soprannaturale e quella naturale; la grazia è l’azione delle divine energie nel mondo creato; essa rivela la presenza dello Spirito Santo nel mondo. La caratteristica spirituale-pneumatologica dell’Ortodossia rende il Cristianesimo più completo e rivela il predominio del Nuovo Testamento sui presupposti del Vecchio. Nel suo apice, l’Ortodossia comprende lo scopo della sua vita come la ricerca del conseguimento della grazia dello Spirito Santo. Ciò comporta la spirituale trasfigurazione della creazione. Questa comprensione è essenzialmente opposta alla comprensione legalistica con la quale il mondo divino e il mondo soprannaturale sono composti da una legge e da una norma che devono modellare il mondo creato e naturale.

Liturgia
Il popolo cristiano viene informato e illuminato non solo dai sermoni e dall’insegnamento ma dalle liturgie che infondono e adombrano la vita trasfigurata. La liturgia insegna attraverso la vita dei santi incoraggiandone il culto. Tuttavia l’immagine dei santi non è il punto di riferimento principale: a loro è stata garantita la grazia dell’illuminazione e della trasfigurazione della creazione solo attraverso l’azione dello Spirito Santo. Questo, non essendo per l’Ortodossia una qualche realtà normativa, non è facilmente comprensibile né da chi ha normali stili di vita né dalla storia; considerare l’azione dello Spirito Santo è ben poco attraente per qualsiasi organizzazione. L’ignoto mistero dell’attività dello Spirito Santo sulla creazione non è mai stato compreso in termini storici e culturali.

Libertà
Questa realtà interiore non è osservabile all’esterno ma è presente dappertutto. L’idea della libertà come fondamento dell’Ortodossia è stata presentata nel pensiero religioso russo del XIX e XX secolo. L’ammissione della libertà di coscienza distingue radicalmente la Chiesa Ortodossa da quella Cattolica. Ma la comprensione di libertà nell’Ortodossia è differente dalla comprensione di libertà che ha il Protestantesimo. Nel Protestantesimo come in tutto il pensiero occidentale, la libertà è compresa individualisticamente, come un diritto personale, da conservarsi da ogni abuso altrui. Perciò viene dichiarata autonoma.
L’individualismo è estraneo all’Ortodossia. Ad essa appartiene un collettivismo particolare. Una persona religiosa e una collettività religiosa non sono incompatibili tra loro. La persona religiosa è tale grazie ad una collettività religiosa e la collettività religiosa è fondata da persone religiose. In tal modo la collettività religiosa non diviene un’autorità esterna che opprime esternamente la persona stessa con insegnamenti e leggi. La Chiesa non è all’esterno delle persone religiose e tantomeno si oppone ad esse. La Chiesa è con loro e in mezzo a loro. In tal modo non è un’autorità. La Chiesa è una realtà piena di grazia che esprime unità, amore e libertà. Ogni genere di autoritarismo è incompatibile con l’Ortodossia perché questo comporta una frattura tra la collettività religiosa e la persona religiosa, tra la Chiesa e i suoi membri. Non può sussistere alcuna vita spirituale senza libertà di coscienza; non può sussistere neppure un vero concetto di Chiesa dal momento che essa non tollera degli schiavi in sé poiché Dio vuole che la persona sia libera. Ma l’autentica libertà religiosa e di coscienza, la libertà dello spirito, è resa evidente quando non è isolata autonomamente in una singola personalità, divenendo individualismo, quando è in una personalità consapevole d’essere una sovrapersonale unità spirituale, in unità con un organismo spirituale nel Corpo di Cristo, cioè nella Chiesa. La mia coscienza personale non è estromessa o posta in opposizione alla coscienza sovrapersonale della Chiesa, si rivela solo nella coscienza della Chiesa. Tuttavia, senza alcun approfondimento spirituale della mia coscienza personale, della mia personale libertà, la vita della Chiesa non si realizza dal momento che questa vita non può essere esterna alla persona e non può esserle imposta.
Partecipare alla Chiesa richiede libertà spirituale. Tale libertà è necessaria non solo quando si abbraccia la fede per la prima volta - cosa che anche il Cattolicesimo riconosce - ma per tutta la vita cristiana. La libertà della Chiesa rispetto allo Stato è sempre stata precaria ma, nonostante ciò, l’Ortodossia ha sempre goduto libertà in seno alla Chiesa. Nell’Ortodossia la libertà è organicamente correlata con la Sobornost ossia con l’attività dello Spirito Santo nella collettività religiosa che è rimasta nella Chiesa in tutti i tempi, non solo nei periodi in cui si celebravano i Concili Ecumenici. Sobornost significa la vita dei cristiani nella Chiesa e non ha mai avuto bisogno di qualche giuridica ed esterna approvazione. Neppure i Concili Ecumenici hanno avuto a che fare con qualche autorità giuridica indiscutibile ed esterna a loro. L’infallibilità e l’autorità sono caratteristiche di cui gode solo l’intero corpo ecclesiale attraverso la sua storia. I trasmettitori e i custodi di quest’autorità sono tutti i credenti che compongono la Chiesa. I Concili ecumenici godono della loro autorità non perché sono conformi ad esterne legali e giuridiche caratteristiche ma perché il popolo della Chiesa, l’intera Chiesa, li ha riconosciuti come ecumenici e genuini. È genuino solo quel Concilio ecumenico che ha l’assistenza dello Spirito Santo; l’effusione dello Spirito Santo non ha alcun criterio giuridico ed esteriore, è riconosciuta dal popolo cristiano perché si accorda con la loro interiore evidenza spirituale. Tutto ciò indica un carattere non giuridico e non normativo nella Chiesa ortodossa. Oltre a questo la coscienza ortodossa ha una comprensione molto più ontologica della Chiesa. Non la considera come un’organizzazione o una struttura, non come una società di fedeli, ma come un organismo religioso spirituale, come il Corpo Mistico di Cristo.

Kosmos
L’Ortodossia ha una natura cosmica che non è sufficientemente espressa né dal Cattolicesimo né dal Protestantesimo. La Cristianità occidentale è principalmente antropologica. Invece la Chiesa è anche il cosmos cristianizzato; in essa l’intero mondo creato è soggetto all’effetto della grazia dello Spirito Santo. L’apparizione di Cristo ha un significato cosmico, cosmogonico; è e significa una nuova creazione, un nuovo giorno della creazione del mondo. La comprensione giuridica della redenzione, come se fosse un processo giuridico avvenuto tra Dio e l’uomo è piuttosto estraneo all’Ortodossia. Essa ha una comprensione ontologica e cosmica dell’apparizione di una nuova creazione e di un’umanità rinnovata. Ciò che soggiace a questa visione è l’idea centrale e corretta di theosis, di divinizzazione dell’uomo e dell’intero mondo creato. La salvezza non è che la deificazione (theosis). L’intero mondo creato, l’intero cosmo è soggetto alla deificazione. La salvezza è l’illuminazione e la trasfigurazione della creazione, non una giustificazione giuridica. L’Ortodossia si volge al mistero della Resurrezione come al sommo e finale scopo del Cristianesimo. È per questo che la festa centrale nella vita della Chiesa ortodossa è la festa di Pasqua, la Resurrezione gloriosa di Cristo. I raggi lucenti della Resurrezione pervadono il mondo ortodosso. La festa della Resurrezione ha un incommensurabile e grande significato più nella liturgia ortodossa che nel Cattolicesimo nel quale l’apice è visto nella festa della nascita di Cristo. Così mentre nel Cattolicesimo s’incontra principalmente il Cristo crocefisso, nell’Ortodossia si vede il Cristo risorto. Il percorso della Croce è il percorso dell’uomo ma esso porta l’uomo stesso e il resto del mondo verso la Resurrezione. Il mistero della Crocefissione può essere ignorato dietro a quello della Resurrezione. Tuttavia il mistero della Resurrezione è il massimo mistero dell’Ortodossia. Il mistero della Resurrezione non riguarda solo l’uomo, è una realtà cosmica. Per questo modo di vedere l’Oriente è molto più cosmico dell’Occidente che è antropocentrico. Nell’antropocentrismo occidentale c’è una sua forza e un suo significato ma indubbiamente anche un limite. Le basi spirituali dell’Ortodossia contengono un desiderio di salvezza universale. La salvezza non è compresa soltanto come un evento individuale ma collettivo che abbraccia tutto il mondo. Perciò l’Ortodossia non avrebbe mai potuto concepire quell’affermazione di Tommaso d’Aquino in base alla quale la persona retta del Paradiso sarà deliziata dalla sofferenza dei peccatori in Inferno. Alla stessa maniera l’Ortodossia non potrebbe mai proclamare l’insegnamento sulla predestinazione né nella sua forma estrema (Calvino) né in quella immaginata dal beato Agostino. Contrariamente a ciò diversi padri orientali della Chiesa, da Clemente di Alessandria a Massimo il Confessore, sostenevano l’idea dell’Apokatastasis, della salvezza universale e della Resurrezione. Tale è la caratteristica contemporanea del pensiero religioso russo. Il pensiero ortodosso non è mai stato ossessionato dall’idea della giustizia divina e non ha mai dimenticato l’dea dell’amore divino. Così l’uomo è stato principalmente definito dall’idea della trasfigurazione e della deificazione umana e cosmica, non dalla giustizia divina.

Escatologia
Infine la caratteristica più importante dell’Ortodossia è la sua coscienza escatologica. L’antica escatologia cristiana, l’anticipazione della seconda venuta di Cristo e la Resurrezione, era particolarmente diffusa ed è ancora conservata nell’Ortodossia. L’escatologia ortodossa comporta uno scarso attaccamento al mondo e alla vita terrena e una grande attenzione al Cielo e all’eternità, cioè al Regno di Dio. Nel Cristianesimo occidentale, la realizzazione della Cristianità lungo la storia significa efficienza e organizzazione terrena. Ciò si può realizzare bene solo stornando l’attenzione dal mistero del secondo arrivo di Cristo. Nell’Ortodossia il principale risultato della sua inferiore attività storica ha comportato la conservazione delle grandi realtà escatologiche. Il lato apocalittico del Cristianesimo si è espresso molto meno in Occidente. In Oriente e nell’Ortodossia, specialmente in quella russa, sono sempre esistite tendenze apocalittiche come anticipatrici d’una nuova effusione dello Spirito Santo. L’Ortodossia, essendo la forma cristiana più conservativa e tradizionale, ha conservato meglio le antiche verità e questo può permettere un rinnovamento religioso. Tale rinnovamento non riguarda il pensiero umano - come avviene in Occidente - ma la trasfigurazione religiosa della vita. Il primato della pienezza della vita al di là delle diverse culture è sempre stata la speciale caratteristica dell’Ortodossia. L’Ortodossia non ha avuto quel fiorire di culture che sono sorte attorno al Cattolicesimo e al Protestantesimo. Questo si spiega se si tiene conto che l’Ortodossia si volge al Regno di Dio e ne considera la venuta non come la conseguenza di un’evoluzione storica ma come il risultato d’una mistica trasfigurazione del mondo. Non è l’evoluzione ma la trasfigurazione che caratterizza l’Ortodossia. Perciò essa non può essere conosciuta attraverso dei trattati teologici ma attraverso la vita della Chiesa e dei credenti. L’Ortodossia deve uscire dalla sua condizione di isolamento e di silenzio e testimoniare i suoi tesori ignoti e spirituali. Solo dopo potrà avere un significato per il mondo. Il riconoscimento dell’esclusivo significato spirituale dell’Ortodossia come la più pura forma di Cristianesimo non deve comportare un’autosoddisfacimento né il totale rifiuto di significato del Cristianesimo occidentale. Dobbiamo andare verso l’unità cristiana e perciò l’Ortodossia è un’ottima base. Tuttavia siccome l’Ortodossia soffre molto di meno della secolarizzazione che pervade in Occidente, può contribuire incommensurabilmente alla cristianizzazione del mondo. La cristianizzazione del mondo non deve significare la secolarizzazione del cristianesimo. Il Cristianesimo non può essere separato dal mondo se il mondo continua a vivere in lui. Mentre resta nel mondo il Cristianesimo lo deve conquistare, non lasciarsi conquistare.





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Nikolaj Berdjaev, autore del testo.
Mosca, Cremlino - Cattedrale della Dormizione. Liturgia nel giorno dei Santi Cirillo e Metodio.
Agosto '17