ELEOUSA magazine
Agosto '17

La vita mette tutto al suo posto... editoriale di Fernanda Santobuono


E così, dopo aver sostenuto l'esercito siriano nella liberazione del Paese dal più grande gruppo terroristico, l'Isis, oggi la Russia e la Chiesa ortodossa russa sono impegnate a vari livelli nel promuovere la rinascita e la ricostruzione della Siria dopo la necessaria fase di stabilizzazione militare e politica, che ha lo scopo di rafforzare l'integrità del Paese, salvata dalla Russia e pagata con il sangue di circa mezzo milione di vittime siriane, e con il sacrificio di 6.3 milioni di sfollati interni e 4.9 milioni - in maggioranza donne e bambini - di rifugiati negli Stati confinanti, secondo i dati delle Nazioni Unite.
Ad affermarlo sono stati lo stesso capo di Stato della Russia, il Presidente Vladimir Putin, e Sua Santità il Patriarca di Mosca e di tutta la Rus' Kirill nei loro incontri in ambito internazionale. Ed è significativo che ciò avvenga nell'anno, il 2017, in cui si celebra il centenario della restaurazione del Patriarcato nella Chiesa ortodossa russa, avvenuta durante i lavori del Concilio Locale del 1917 -1918, che portò all'elezione del Patriarca Tikhon (1865-1925).
Ma il 2017 è anche l'anno in cui si commemora il centenario della Rivoluzione russa, uno dei periodi più difficili della storia del XX secolo insieme alle due guerre mondiali, che causò la fine dell'Impero russo e della Rus' storica.
Ma «la vita mette tutto al suo posto, separa chiaramente il superficiale e l’artificiale dalla verità». Ne è convinto il presidente Putin. E come accadde con la Vittoria sul fascismo nel 1945 durante la Grande Guerra Patriottica, quando «i valori autentici ed il patriottismo manifestarono la loro forza e divennero un sostegno per i soldati, i difensori e gli eredi della millenaria Russia», «allo stesso modo oggi il personale militare russo ha agito in Siria coraggiosamente, meticolosamente e professionalmente», ha dichiarato il capo di stato nel suo discorso in occasione della Giornata degli Eroi della Patria, che si celebra in Russia il 9 dicembre. E agli ufficiali russi incontrati in Siria ha anche detto: «Qui, lontano dai confini nazionali, state svolgendo il compito di proteggere il nostro Paese. Perché, aiutando il popolo siriano a mantenere la sua sovranità, a respingere gli attacchi dei terroristi, voi avete inferto un colpo mortale e avete sconfitto coloro che direttamente, palesemente e apertamente hanno minacciato il nostro Paese». Per questo, «noi non dimenticheremo mai i sacrifici e le perdite che sono stati affrontati nella lotta contro il terrorismo sia qui in Siria che in Russia. Ma questo non ci farà piegare le braccia e ritirarci. Non è affatto nella natura del nostro popolo.
Al contrario, il ricordo ci fornirà ulteriori forze per sradicare quel male assoluto che è il terrorismo, sotto qualunque sembianza esso si celi».
Parlando della storia millenaria della Russia con gli Eroi della Patria Putin ha affermato che «in ogni momento, lo spirito del nostro popolo è stato alimentato da un sincero amore per la Patria... ed è proprio da tali azioni, dalla scelta morale di ogni persona, che si è formata la storia millenaria della Russia. E oggi rendiamo omaggio alle imprese eroiche dei difensori dell'antica Rus’, degli eroi del 1812, della Prima guerra mondiale e della Grande Guerra Patriottica, nonché di coloro che hanno combattuto in aree "calde"».
L'amore per la Patria in Russia ha radici profonde perché difendere il Paese significa custodire la propria fede, che è alla base della civiltà. Perché il vuoto spirituale fa presto a riempirsi di estremisti e ideologi del terrorismo, nemici del progresso e di ogni civiltà. E durante gli anni di persecuzione nel XX secolo sono stati davvero tanti coloro che hanno testimoniato con coraggio la propria dedizione a Cristo, venendo annoverati tra i nuovi martiri e confessori della Chiesa ortodossa russa.
Lo stesso Concilio Locale del 1917-1918 nel ripristinare l'istituto del Patriarcato, la forma storica dell'organizzazione della vita della Chiesa, e la dottrina della conciliarità, ha eletto al trono di Mosca il Santo Patriarca Tikhon, «un saggio e coraggioso pastore, per le cui ferventi preghiere presso il trono dell’Altissimo la nostra Chiesa e il nostro popolo hanno potuto affrontare il crogiolo della prova», sostiene il Patriarca Kirill, che ha affidato il suo ministero all'icona della Madre di Dio del Segno, considerata, insieme con quella di Kazan, la liberatrice della Russia nei periodi difficili. Nel giorno della sua festa, il 10 dicembre, tutti i confini del Paese furono liberati dagli invasori polacchi nel 1612.
E come è stato notato più volte dal Primate della Chiesa ortodossa russa, il Concilio di quegli anni ha svolto un ruolo molto importante nella formazione della coscienza della Chiesa nel XX secolo. «Noi sentiamo pienamente l'influenza di questo Concilio oggi, nella nostra vita moderna e molte decisioni prese dal Consiglio dei Vescovi degli ultimi anni hanno le loro radici nelle riflessioni e nelle decisioni formulate durante questo Concilio». Non solo.
Secondo il capo di stato russo, «oggi la Chiesa ortodossa russa, facendo affidamento sulla sua autorità nel mondo, contribuirà a unire gli sforzi della comunità mondiale per far rivivere la Siria e garantire gli aiuti umanitari ai suoi cittadini, ripristinare i centri culturali e spirituali distrutti», sostenendo tutte le fedi e tendenze cristiane, memore delle lezioni del passato.
Attualmente, la Chiesa ortodossa russa comprende 303 diocesi, 144 in più rispetto al 2009, quando Sua Santità Kirill è stato eletto Patriarca di Mosca e di tutta la Rus'. Le metropolie sono sessanta. I chierici a tempo pieno sono 39.414, compresi 34.774 presbiteri e 4.640 diaconi. Sulla base dei dati provenienti dai Paesi esteri, nella Chiesa ortodossa russa ci sono 36.878 templi o altri locali in cui viene eseguita la liturgia, 462 monasteri maschili e 482 monasteri femminili. Nei Paesi esteri lontani operano più di 900 parrocchie e monasteri, incluse le parrocchie della Chiesa russa all'estero, fondata dopo il 1917.
Secondo la dottrina della sobornost', della conciliarità, custode della fede è tutto il popolo di Dio e la libertà è nell'unità dell'Ortodossia, compresa quella presente in Siria e in tutto il Medio Oriente. E la vittoria raggiunta nella Repubblica araba siriana dimostra che sulla base di questa unità è possibile sconfiggere il terrorismo, come quello che interessò la regio-ne del Caucaso sul finire degli anni '90, inizi del 2000, che vide impegnato il presidente Putin subito dopo la sua elezione come capo di Stato.
In fondo, la sconfitta del terrorismo, che dal 1972 ha assunto carattere internazionale, quando irruppe sulla scena europea con l’attacco del gruppo Settembre Nero contro la delegazione israeliana alle Olimpiadi di Monaco, o con l'uccisione dell'onorevole Aldo Moro nel 1978 da parte delle Brigate Rosse, è una questione culturale, antropologica, di sovranità del popolo, che pagando un prezzo altissimo non perde le sue radici, culturali, storiche, religiose, le sue tradizioni. La sua memoria.
Quella stessa memoria di cui parla il presidente dell'Ossezia del Sud quando annuncia che «prima o poi» si concretizzerà la volontà del popolo osseto di tornare a far parte della Federazione Russa. «È la nostra patria storica... dalla quale siamo fuori da 80 anni, ma oggi siamo di fatto parte della Russia». Anche quando nel 2008 subì l'invasione delle Forze armate georgiane durante le Olimpiadi di Pechino.
Del resto, il mutamento dello scenario internazionale a seguito della dissoluzione del blocco sovietico (1991), di cui ricorre il 25° anniversario, ha posto fine al vecchio modello di contrapposizione e ha aperto le porte alla globalizzazione. Le sue cause sono da ricercarsi proprio in quell’insieme di fatti storici che hanno portato come conseguenza alla creazione di una realtà unitaria, senza confini culturali e normativi. Un fatto storico fondamentale che ha fatto parte di questo processo e che ha portato alla creazione di una realtà unitaria è stato proprio il colonialismo. Ma oggi la Russia, e non solo, sostiene la creazione di un mondo multipolare. E la fase di stabilizzazione politica in Siria va proprio in questa direzione con la rinascita del Paese.
«In collaborazione con l'Iran e la Turchia, andremo oltre il semplice ripristino della vita pacifica, ha spiegato Vladimir Putin in un incontro con il presidente siriano Bashar Assad. Riusciremo a preparare il Congresso del dialogo nazionale in Siria», che avrà sede a Sochi, in Russia, e sosterrà il processo di normalizzazione di Ginevra, riunendo il governo, l’opposizione e tutte le componenti etniche e politiche del Paese, così come il processo avviato ad Astana, in Kazikistan, ha aiutato l'Onu a continuare a lavorare sulla pista di Ginevra, che era finita in una situazione di stallo.
Sono state le azioni delle Forze aerospaziali russe - 14mila missioni di volo che hanno distrutto circa 60mila islamisti, 394 carri armati ed oltre 12mila tra armi ed attrezzature militari - a consentire di promuovere una soluzione politica nella Repubblica araba siriana, basata sul rispetto della Carta delle Nazioni Unite, della sovranità e dell'indipendenza dello Stato.
Grazie alle Forze armate russe la Siria è tornata ad essere uno Stato sovrano e indipendente. Per questo Damasco è pronta a lavorare con tutti coloro che vogliono la pace e la stabilità, riconoscendo il presidente russo Vladimir Putin il merito del governo siriano di aver avviato un «dialogo reale e profondo con l'opposizione» per la preparazione del Congresso nazionale.
Un congresso che non avrà affatto il sapore di quello celebrato nel 1919-1920, quando la Prima guerra mondiale e la turchizzazione dell'Impero ottomano avevano richiamato in vita l'idea di fondare un impero arabo sovrano.
Allora, insieme con l'assemblea nazionale riunita ad Ankara, anche a Damasco i nazionalisti avevano organizzato un congresso nazionale arabo, che intendeva tutelare gli interessi di quella che era l'«Arabia», che comprendeva tutto il territorio della Mezzaluna Fertile, essendo stati delineati già i profili politici di Libano, Siria e Iraq, i cui confini economici, culturali e sociali erano stati tracciati nel corso dei decenni passati. Il congresso riconobbe anche l'indipendenza irachena, nonostante la Siria e l'Iraq dovessero formare una sorta di comunità economica. Il Libano e la Palestina furono considerati parti integranti della Siria. Ma i detentori del potere coloniale furono in grado di ridefinire la realtà statale dei Paesi arabi. L'intervento delle truppe francesi e il bombardamento di Damasco posero fine al sogno di uno stato nazionale. La Gran Bretagna divise la Palestina dalla Giordania orientale. E L'Iraq divenne protettorato britannico nell'aprile del 1921, quando era in corso la rivoluzione russa.



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Fernanda Santobuono
Icona della Madre di Dio «Il Segno» (1721)
Agosto '17