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Agosto '17

Il tempio di san Sava a Belgrado. Simbolo della rinascita spirituale ortodossa. Esempio di unità, forza e pietà


ll tempio di san Sava a Belgrado è la più grande chiesa ortodossa nei Balcani. E’ uno dei più imponenti edifici di Belgrado. Costruito nella municipalità di Vracar, alla sommità dell’altopiano di Savinac, con la sua mole domina la città. Sorge sul luogo dove i turchi il 27 aprile 1595 bruciarono il corpo vivificante e le reliquie di san Sava, fondatore della Chiesa ortodossa serba e suo primo arcivescovo. Egli era per i serbi un ideale e la misura di ciò che significava essere un vero serbo, essere cioè interamente impegnato per Gesù Cristo e l’Ortodossia. Sul piano religioso egli era ritenuto eguale a san Nicola, il tipo ideale di vescovo; su quello politico, eguale a san Costantino il Grande, fondatore dell’impero di Bisanzio; e più tardi, nel 1595, come grande martire, eguale all’umile san Policarpo di Smirne, il primo grande martire ad essere bruciato vivo.

La storia
Nel 1594, mentre la Serbia era sotto il dominio ottomano, il popolo aveva come punti di riferimento sia spirituale che politico i monasteri ortodossi. In particolare, quello di Mileseva era di fortissimo richiamo sia per i serbi che per tutti i credenti ortodossi, per la presenza del corpo di san Sava, venerato in tutta l’Europa orientale. Grazie alla sua straordinaria eredità, infatti, i serbi erano riuniti sotto una sola bandiera: quella del regno di Serbia, che seguiva l’Ortodossia e la via di Cristo. San Sava aveva trasformato il popolo serbo in popolo di Dio. E la fedeltà alla sua condotta era il solo, vero modello ed espressione di vita religiosa, politica e culturale. Come accade per ogni grande uomo che ispiri le generazioni successive a sempre più alti livelli di vita civile, così fu per san Sava: il suo ideale aveva sollecitato la Serbia ortodossa, nel XIII e XIV secolo a divenire uno dei più splendidi regni che il mondo abbia mai conosciuto. Grazie alla sua scaltra sapienza ecclesiastica, manifestata nel 1219 a Nicea, la Chiesa serba ottenne nel 1346 l’autocefalia. Nell’imitazione di Sava simile-a-Cristo, era fiorita anche la vita politica ed economica nei secoli successivi al suo riposo nel Signore. L’unità serba, fondata sull’adesione all’Ortodossia e sulla fedeltà agli ideali politici dell’amato san Sava, aveva permesso ai serbi di raggiungere nei Balcani un potere tale che nel 1346 il loro re Dusan il Grande (1331-1355) ebbe il titolo di Zar dei serbi, dei greci, dei bulgari e degli albanesi.
Per questo, i governanti turchi, indispettiti per i continui pellegrinaggi e per la grande popolarità del luogo di culto, diedero alle fiamme il monastero e su ordine del Gran Vizir Sinan Pascià, esumarono il corpo del santo, lo portarono sulla collina di Vracar a pochi chilometri dalle mura della città e lo bruciarono su una grande pira. Essi credevano di uccidere lo spirito assieme al corpo - un pò come pensavano gli ebrei, quando fecero lo stesso con Gesù sul Golgota. Invece, con loro sgomento, lo spirito ortodosso serbo fu rafforzato da quest’atto empio, perché tutti i pii serbi di allora e di oggi credono in un unico Signore e Maestro, Cristo Salvatore, crocifisso e martirizzato con selvaggia brutalità per la vita del mondo, che è risorto dai morti e ha calpestato la morte con la morte, e il cui Regno non avrà fine. Il grande martirio di Sava non fu una fine per il santo ma un inizio, perché, assieme al titolo di “venerando e santo padre, primo arcivescovo e illuminatore eterno dei serbi”, ebbe dalla Provvidenza quello meraviglioso di “megalomartire”, portando con ciò a compimento un’eredità che certamente durerà per sempre!
Nel 1895, dopo dieci anni dalla liberazione dai turchi, si decise di costruire un grande tempio per santificare il luogo dove fu fatto scempio dei resti mortali del santo: venne subito eretta una piccola chiesa commemorativa e fu fondata una società col compito di ingrandirla. Nel 1905 fu bandito un concorso per l'ampliamento e nel 1906 le opere presentate furono giudicate presso l’Accademia di Belle Arti di San Pietroburgo, che le ritenne tutte non adeguate all’importanza e alla sacralità del luogo.
Lo scoppio del conflitto con la Bulgaria nel 1912 e poi della prima guerra mondiale rallentarono i progetti di ingrandimento del tempio, che ripresero solo nel 1919 quando fu nominato un nuovo comitato direttivo presieduto dal patriarca Dimitrij. Nel 1926 fu bandito un nuovo concorso e, nel 1930 il patriarca Barnaba affidò la costruzione della chiesa monumentale agli architetti Alexandar Deroko e Bogdan Nestorović; i lavori iniziarono nel 1935. Il 6 aprile 1941, Belgrado fu bombardata dall’esercito tedesco e successivamente occupata: un contingente militare germanico si installò all’interno delle mura del tempio e saccheggiò gli uffici della società costruttrice. Dopo la cacciata dei tedeschi al termine della guerra, l’area venne utilizzata come campo delle truppe sovietiche e partigiane; successivamente, il nuovo governo comunista jugoslavo non ritenne opportuno riprendere la costruzione dell’edificio, e l’ingrandimento del tempio venne accantonato.
Fu solo nel 1984 che il patriarca German riuscì a convincere le autorità, dopo ottantotto richieste respinte, a far riprendere i lavori che iniziarono il 12 agosto 1985. Il 13 maggio 2000, il patriarca Pavle consacrò il tempio anche se i lavori non erano ultimati. La facciata fu terminata il 3 settembre 2002 e nello stesso anno fu costruita la casa parrocchiale. Negli anni successivi continuarono le opere edificatorie, in particolare quelle di decorazione degli interni che ancora non sono ultimate. Si presume che i lavori finiranno fra cinque-sette anni grazie anche all’intervento della Federazione Russa e della Chiesa Ortodossa Russa, alla quale la Serbia è particolarmente grata. Fu infatti, grazie ad un monaco russo del Monastero di san Panteleimon, sul Monte Athos, che san Sava prese la tonsura monastica. Più tardi, la Russia difese il popolo serbo durante l’occupazione nazista e nel 1999 dall’intervento della Nato.

Il tempio
Il tempio ha una struttura a pianta centrale su cui si apre una cupola sorretta da pennacchi. Nei quattro lati corti della struttura a croce greca si aprono altrettante absidi sormontate da semicupole. Gli spazi sottostanti le semicupole sono divisi dalla navata centrale attraverso arcate che sorreggono le gallerie.
La lunghezza della struttura è di 91 metri, la larghezza è di 81 metri e l’altezza fino alla sommità della croce sopra la cupola, di 79 metri, e la sua superficie è di 3500 m² ed è stata progettata per contenere diecimila fedeli. La cripta, decorata a mosaico, contiene il tesoro di san Sava e la tomba di san Lazzaro.
L’esterno è in marmo travertino; la cupola centrale, le semicupole e le cupolette al di sopra dei contrafforti e delle torri ai lati dei quattro lati corti sono rivestite in rame: cupola e cupolette sono tutte sormontate da una croce dorata. Le torri al di sopra dei contrafforti sul lato ovest fungono da campanili e contengono insieme 49 campane, la più grande delle quali misura 104 cm di diametro, e 45 carillon.
L’interno è attualmente incompleto: la decorazione è in travertino scolpito con motivi floreali, e in marmi policromi a motivi geometrici nel registro inferiore. Le gallerie sono sorrette da colonnati in porfido verde sovrastati da un fregio in travertino finemente decorato.
Sul lato est delle navate laterali sono presenti due cappelle, di cui solo quella sud è attualmente terminata. Questa possiede un presbiterio sormontato da una volta a botte affrescata e delimitata da un’iconostasi in muratura rivestita da icone pittoriche.
La cupola centrale che all’interno misura 30,5 metri, secondo i progetti, sarà decorata con la figura del Cristo Pantocratore. L’abside centrale è decorata da un fregio in marmo bianco istoriato sorretto da colonnette tortili, al di sopra del quale si aprono cinque piccole finestre ad arco. Dietro le colonnette sono state inserite, addossate alla parete, icone musive.
All'esterno, il tempio è circondato da un ampio parco, il Karađorđev Park, in cui sono presenti l'edificio della casa parrocchiale, la piccola chiesa di san Sava, utilizzata per il culto finché il tempio non sarà ultimato, e il palazzo sede della biblioteca nazionale. Nel parco spiccano due monumenti, quello allo stesso san Sava sul lato nord, e quello al principe Petrovic Karadorde, il primo sovrano della Serbia autonoma dal potere ottomano.



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Icona di san Sava
Belgrado - Cattedrale di san Sava
Agosto '17