ELEOUSA magazine
Agosto '17

Appello alla comunità internazionale. Il cristianesimo è la religione più perseguitata nel mondo


Gli eventi in Ucraina hanno distolto l'attenzione della comunità internazionale dal problema globale della persecuzione contro i cristiani, in costante crescita in molte parti del mondo, soprattutto in Medio Oriente e Africa. Un cristiano su quattro nel mondo è sottoposto a persecuzione oggi.
Le persone sono cacciate dalle loro terre di origine, i loro diritti sono violati, vengono rapite e uccise per motivi di fede. La valutazione di questo dramma storico, le sue cause e i modi per superare l'escalation della violenza, l'aiuto ai cristiani perseguitati in Siria e in altri Paesi sono stati discussi in un'intervista rilasciata alla giornalista Olga Lipich, dell’agenzia di comunicazione RIA Novosti, dal presidente del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca, metropolita Hilarion di Volokolamsk, membro permanente del Sacro Sinodo della Chiesa ortodossa russa.

Non è il primo anno che sentiamo dai rappresentanti delle Chiese rapporti inquietanti circa la diminuzione della popolazione cristiana in Medio Oriente e nel Nord Africa. Questo problema è stato discusso anche dai Primati delle Chiese ortodosse durante le celebrazioni per il 1025° anniversario del Battesimo della Rus’ a Mosca, Kiev e Minsk, durante l'Assemblea Generale del Consiglio Mondiale delle Chiese in Corea del Sud e nel corso della riunione di marzo ad Istanbul per l’indizione del Concilio Panortodosso. Ci sono stati sviluppi positivi in questo senso?

Il cristianesimo è la religione più perseguitata nel mondo. Secondo le statistiche più recenti, dal 2007 il numero dei Paesi in cui i cristiani sono perseguitati è raddoppiato da 24 a 47 nel 2012. Oggi, un cristiano su quattro nel mondo è sottoposto a discriminazione per motivi religiosi. Il problema dell’oppressione delle minoranze religiose in molte zone è molto grave.
Una delle regioni più problematiche è il Medio Oriente, la culla del cristianesimo. Possiamo vedere che dove gli estremisti diventano influenti, le minoranze religiose sono sottoposte non solo a discriminazione e oppressione, ma spesso sono perseguitate su vasta scala.
Il fondamentalismo e l'estremismo sotto slogan religiosi si stanno diffondendo da un Paese all'altro. Non è più possibile parlare di discriminazione delle minoranze religiose come singoli episodi locali: vi è una tendenza costante in alcune regioni del mondo. In particolare, c’è un esodo di massa dei cristiani dal Medio Oriente.
Per questo motivo, i leader cristiani hanno sempre dichiarato gli episodi di persecuzione contro i cristiani. Molto importante è stata, in questo senso, la dichiarazione dei Primati e dei rappresentanti delle Chiese ortodosse locali riuniti a marzo ad Istanbul, in Turchia.
Nei nostri contatti con i rappresentanti dell'islam cerchiamo di far capire la nostra preoccupazione per gli episodi di persecuzione contro i cristiani, commessi sotto slogan islamici. Proprio di recente c’è stata una riunione ordinaria del gruppo di lavoro congiunto della Chiesa ortodossa russa e dell'Ufficio per gli affari religiosi della Turchia; il tema principale della riunione ha riguardato la situazione delle minoranze religiose nel mondo. Il direttore del Dipartimento per gli affari esteri della Repubblica di Turchia, Mehmet Pachadzhi, che ha guidato la delegazione turca, ha convenuto con noi che il problema dell'estremismo religioso e del terrorismo è molto acuto e rappresenta una minaccia comune sia per i cristiani che per i musulmani. I nostri partner turchi hanno capito la nostra preoccupazione per la sorte dei cristiani in Medio Oriente.

Come si manifesta oggi la violazione dei diritti dei cristiani? È pericoloso rimanere in Medio Oriente e in Africa, e perché molti rimangono, nonostante le minacce?

Allo stato attuale in Medio Oriente ci sono persecuzioni senza precedenti contro i cristiani. La rapida diffusione del terrorismo e dell'estremismo per motivi religiosi ha portato ad un vero e proprio genocidio, a cui sono sottoposte le comunità cristiane in alcuni Paesi. Riceviamo regolarmente rapporti di chiese cristiane profanate o distrutte, di sacerdoti rapiti, di cristiani decapitati, del ritrovamento di fosse comuni dove sono stati seppelliti i cristiani uccisi, di famiglie cacciate dalle loro case o sottoposte a minacce, di quartieri cristiani bombardati. Gli estremisti hanno come obiettivo completare l'espulsione dei cristiani dai loro luoghi di residenza attraverso il terrore o l’eliminazione fisica. Temendo un simile destino, molti cristiani in Medio Oriente sono stati costretti a fuggire verso altri Paesi.
I leader delle Chiese cristiane in Medio Oriente hanno dichiarato con una sola voce che i cristiani dovrebbero rimanere nelle loro case, essendo popoli indigeni che vivono lì molto prima della comparsa dell'islam.
Molti sono disposti a rimanere nella loro Patria e seguire Cristo fino alla fine amara e subire il martirio, se necessario. Recentemente, padre Frans van der Lugt, sacerdote cattolico olandese di 75 anni, che ha vissuto a Homs, in Siria, per quasi mezzo secolo, si è rifiutato di lasciare la città perché ha voluto condividere la sorte dei cristiani che sono rimasti lì.
Ho più volte detto che i Paesi occidentali, che per secoli hanno aiutato i cristiani della regione, ora negano loro il sostegno e quasi ufficialmente consigliano loro di lasciare la regione e stabilirsi in altri Paesi.Mi è stato detto questo, ad esempio, dai maroniti che hanno vissuto per secoli in Siria e Libano. Sono stati delusi dalla Francia, che storicamente li ha sostenuti e ora si rifiuta di proteggerli. Il nostro Paese è rimasto l'unico difensore della presenza cristiana nella regione. Molti cristiani rimasti in «punti caldi» confidano in questo aiuto.

Quali sono le principali cause degli omicidi, dei sequestri e delle persecuzioni dei cristiani in Medio Oriente oggi? Come si può risolvere il problema?

Vorrei richiamare l'attenzione sul fatto che gli eventi della cosiddetta primavera araba hanno sviluppato lo stesso scenario. In Libia, Egitto e Iraq ci sono stati «regimi autoritari», come sono stati categoricamente definiti in Occidente.
Gli Stati Uniti e alcuni Paesi europei hanno fatto tutto il possibile per far cadere questi governi, giustificando tale azione con il desiderio di costruire una società democratica, sul modello occidentale. E il cambio di potere ogni volta ha avuto luogo in modo rivoluzionario, senza tener conto delle tradizioni storiche e religiose che per secoli hanno costruito il sistema di relazioni tra le comunità locali. Ciò ha provocato l’aggravamento delle controversie interne, ha incoraggiato gli estremisti e i terroristi ad affluire in questi Paesi da altre regioni del mondo.
Un’altra causa delle persecuzioni risiede nella grande diffusione di opinioni religiose radicali, a cui sono interessate influenti forze nella regione del Golfo Persico. Accade frequentemente che nei Paesi islamici, dopo la predica del venerdì, uno degli imam dei musulmani inciti la folla ad attaccare le chiese cristiane.
A mio parere, per risolvere il problema delle persecuzioni e delle discriminazioni contro i cristiani bisogna coinvolgere in primo luogo le forze politiche. Nei Paesi in cui le minoranze religiose sono perseguitate, è necessario creare sotto il controllo della comunità internazionale un meccanismo per proteggerle dalle discriminazioni e dalle persecuzioni messe in atto. Gli Stati più sviluppati dovrebbero fornire sostegno politico ed economico alle autorità di tali Paesi solo se questi garantiscono la protezione delle minoranze religiose.
In secondo luogo, è importante che i leader religiosi educhino il loro gregge alla tolleranza nei confronti di persone di altre fedi.

Quali Paesi rappresentano i principali focolai di tensione? Com’è cambiata la vita dei copti e di altri cristiani in Egitto in relazione all’avvento del nuovo governo?

La situazione della comunità cristiana in Siria causa grande preoccupazione. I cristiani in questo Paese rappresentano il dieci per cento della popolazione, circa due milioni di persone. Ho più volte visitato questo Paese e ho potuto constatare che prima del conflitto armato le diverse religioni coesistevano pacificamente. Ma ora ci sono diverse bande armate, che sistematicamente eliminano i cristiani e i membri di altre comunità religiose.
Secondo i dati disponibili, oltre mille cristiani sono stati uccisi e circa un centinaio di chiese e monasteri cristiani sono stati danneggiati o distrutti. Più di seicentomila cristiani sono stati costretti a lasciare le loro case, la maggior parte di loro sono fuggiti all'estero. Recentemente, il 21 marzo, un gruppo di radicali ha attaccato la città di Kesab, nella Siria settentrionale, popolata da armeni. Quasi tutta la popolazione è stata costretta a fuggire essendo rimasti senza mezzi di sostentamento. Alla fine di marzo, a Damasco è stato nuovamente bombardato il quartiere cristiano di Jeramana; ad Aleppo un colpo di mortaio ha colpito l'edificio della Chiesa armena. Siamo molto preoccupati per il futuro della «Valle dei cristiani» (Wadi al Nasarah), una regione in Siria dove i cristiani si sono trasferiti da Homs e da altre città occupate dai militanti. Recentemente ci sono stati tentativi da parte dei militanti di attaccare loro.
Per il momento, gli attacchi sono stati respinti.
In Iraq, negli ultimi dieci anni il numero dei cristiani è diminuito di dieci volte.
Mentre prima c'erano circa mezzo milione di cristiani, ora ne sono rimasti meno di centocinquantamila e vivono principalmente nella parte del Paese controllata dai curdi.
Per quanto riguarda i cristiani in Egitto, le autorità presenti non li perseguitano, il clima nei rapporti interreligiosi è notevolmente migliorato. Tuttavia, i sostenitori dei partiti islamici radicali continuano a commettere attentati. Di recente, una giovane donna tra i cristiani copti, Maria Sameh, è stata brutalmente assassinata durante un attacco a una chiesa al Cairo.
In Pakistan c’è una rigorosa legge «sulla blasfemia». Questa legge è spesso abusata per regolare conti personali con i cristiani, nonostante il fatto che questa legge preveda la pena di morte. Inoltre, ci sono pogrom regolari di quartieri cristiani e attacchi ai cristiani.
Il 22 settembre dello scorso anno, a Peshawar, è stato compiuto un attacco terroristico terribile, che ha ucciso ottantuno persone, mentre i feriti sono stati centoquarantacinque.
Il giorno dopo, una folla di musulmani radicali ha attaccato il quartiere cristiano di Lahore.
Una situazione dolorosa si è sviluppata in Libia dopo gli eventi del 2011. Gran parte della piccola comunità cristiana ha dovuto abbandonare il Paese. Quelli che sono rimasti, per lo più copti egiziani, vengono sottoposti ad attacchi regolari, spesso con risultati letali.
L'ideologia dell'estremismo religioso e dell’odio si sta attivamente diffondendo in altri Paesi africani. La debolezza delle autorità governative in alcuni Stati africani ha generato un aggravamento degli scontri interreligiosi.
In Nigeria, un numero considerevole di cristiani muore per mano degli estremisti.
Il gruppo radicale di «Boko Haram», così come le tribù nomadi musulmane, commettono attacchi sistematici ai villaggi cristiani, uccidendo senza pietà coloro che incontrano sulla strada. Non passa giorno senza che noi riceviamo un nuovo rapporto circa l'assassinio di decine e anche centinaia di cristiani nel Paese. Secondo le statistiche ufficiali, solo nel 2013 sono stati uccisi milleduecento cristiani in Nigeria.
In Somalia, il gruppo islamico radicale chiamato «Al-Shabaab» ha dichiarato guerra aperta ai cristiani. Recentemente, nella città di Barawa i militanti di questo gruppo hanno decapitato due cristiani sotto gli occhi dei loro figli. Questo caso è ben lungi dall'essere l'unico nella catena di casi simili. I radicali di «Al-Shabaad» sono responsabili di molti attentati terroristici contro i cristiani nei Paesi vicini. Gli islamisti intendono sbarazzarsi completamente dei cristiani e per farlo sono pronti a commettere ogni tipo di crimine, come hanno dichiarato apertamente.
Continui attacchi ai danni del popolo cristiano vengono compiuti a Zanzibar, in Tanzania.
In molti Paesi del Sud-Est asiatico le minoranze cristiane subiscono persecuzioni e discriminazioni da parte dei sostenitori di forme radicali di induismo, buddismo e islam.

Recentemente in Siria sono state rilasciate le suore di Maalula, ma altri rappresentanti del clero cristiano risultano ancora prigionieri, in particolare, i due metropoliti catturati un anno fa. Sapete qualcosa circa il loro destino?

Purtroppo abbiamo ricevuto solo informazioni non confermate. In particolare, questo riguarda la notizia che uno dei due metropoliti durante la sparatoria è rimasto ucciso o ferito. Sono giunte anche notizie che i metropoliti sono nella zona di confine con la Turchia.

Quali aiuti la Chiesa ortodossa russa ha dato e intende dare ai fratelli nella fede? Dove esattamente sono i suoi rappresentanti nei «punti caldi» in Medio Oriente e Africa e quali difficoltà incontrano?

Per la Chiesa ortodossa russa aiutare i cristiani che si trovano in gravi situazioni in Medio Oriente e Nord Africa è una delle preoccupazioni più importanti nell’ambito del suo lavoro esterno. Sua Santità il Patriarca e il Sacro Sinodo prestano grande attenzione a questo problema.
Cerchiamo di dare ai nostri fratelli perseguitati nella fede tutto l'aiuto possibile. Così, la scorsa estate, con la benedizione di Sua Santità il Patriarca di Mosca e di tutta la Rus’ Kirill tutte le parrocchie in Russia hanno raccolto e inviato oltre un milione e trecentomila dollari alla Chiesa ortodossa di Antiochia.
La Società Imperiale Ortodossa di Palestina, con la benedizione di Sua Santità il Patriarca Kirill, è impegnata a raccogliere ed inviare in Siria aiuti umanitari da distribuire sia ai cristiani che ai musulmani. Ben nove lotti di aiuti umanitari sono stati già inviati a Damasco, ed un decimo è in fase di preparazione. Inoltre, nel corso degli incontri con i leader politici e religiosi nelle sedi internazionali, i nostri rappresentanti della Chiesa hanno continuamente sollevato il problema delle persecuzioni e delle discriminazioni contro i cristiani.
Per quanto riguarda la presenza della Chiesa nei «punti caldi», posso dire che non molto tempo fa è stato nominato il nuovo rappresentante della Chiesa ortodossa russa sotto il Patriarca di Antiochia e di tutto l'Oriente. È l'igumeno Arsenij (Sokolov), che ha recentemente discusso la sua tesi presso la Scuola di dottorato e alti studi teologici dei Santi Cirillo e Metodio. Risiede a Beirut (Libano), ma visita regolarmente la Siria.
I nostri sacerdoti servono anche in altri Paesi, dove la situazione è destabilizzata. Essi garantiscono in questi luoghi la cura pastorale delle comunità di lingua russa.

Come valuta gli sforzi interortodossi, intercristiani e interreligiosi per aiutare a stabilire la pace e preservare la presenza cristiana nella terra dove è nato il Signore Gesù Cristo e il cristianesimo?

È gratificante che molte Chiese cristiane non siano rimaste indifferenti dinanzi alla situazione che si è sviluppata nei Paesi del Medio Oriente. Non potrebbe essere altrimenti, dal momento che l’aiuto fraterno e il sostegno sono nozioni fondamentali per i cristiani.
La Chiesa ortodossa russa difende attivamente e costantemente i diritti della popolazione cristiana del Medio Oriente alla vita pacifica e alla libera confessione della propria fede.
Il Sacro Sinodo della Chiesa russa ha ripetutamente fatto appello ai leader mondiali e alla comunità internazionale per aiutare a fermare il più presto possibile lo spargimento di sangue nelle terre della storica presenza dei cristiani.
Il sostegno ai cristiani in Medio Oriente e Nord Africa e la compassione per le vittime della guerra in Siria sono stati espressi dai partecipanti alla riunione dei Primati e dei rappresentanti delle Chiese ortodosse locali, che si è tenuta ad Istanbul da 6 al 9 marzo scorso.
Un anno dopo l’elezione di Papa Francesco alla Sede Apostolica, mi è capitato di incontrarlo due volte, e uno dei temi principali dei nostri colloqui ha riguardato la questione della conservazione del patrimonio cristiano e della tutela della popolazione cristiana in Medio Oriente. Vorrei sottolineare che il Pontefice di Roma condivide la nostra preoccupazione per la sorte dei cristiani nella regione.
Ho sempre sollevato il problema della difficile situazione dei seguaci di Cristo durante le riunioni e gli eventi, a cui hanno partecipato rappresentanti delle Chiese protestanti, così come delle comunità religiose tradizionali, in particolare, le comunità musulmane.
Tuttavia, credo che la cooperazione inter-ortodossa, intercristiana e interreligiosa nel proteggere la minoranza cristiana nei Paesi del Medio Oriente potrebbe essere più efficace.
Mi auguro che un numero sempre più crescente di Chiese cristiane e di comunità religiose tradizionali siano coinvolte in questa importante missione. È solo insieme che possiamo salvare i nostri fratelli e sorelle dalla violenza in quelle antiche terre benedette, dove per la prima volta è stato introdotto il termine «cristiano».

Cosa si può dire circa il lavoro delle organizzazioni internazionali e dei Paesi più importanti del mondo su questo problema? È abbastanza efficace?

Come è noto, il 21 gennaio 2011 il Parlamento europeo ha adottato una risoluzione «Sulla situazione dei cristiani nel contesto della libertà di religione», che condanna i casi di persecuzione dei cristiani in Egitto, Nigeria, Pakistan, Iran, Iraq e Filippine. Questa risoluzione ha proposto la creazione di un meccanismo per monitorare il rispetto della libertà di coscienza nel mondo e prevede sanzioni contro i Paesi trasgressori. Sono passati tre anni da allora, ma non è mai stato istituito il meccanismo citato nella risoluzione.
Intanto, il sangue è stato versato per oltre tre anni in Siria. I suoi figli e figlie fedeli sono stati uccisi ed espulsi, ma le istituzioni internazionali non sono riuscite a reagire alle violazioni dei diritti dei civili, compresi i cristiani, nel Paese.Vorrei dire ancora di più: le azioni e le dichiarazioni di un certo numero di rappresentanti delle potenze occidentali non contribuiscono alla guarigione delle ferite inferte al Paese dal confronto armato ma piuttosto ad un’ulteriore polarizzazione della società. Credo che tutte le forze politiche del mondo, che sono state coinvolte nella crisi siriana, dovrebbero mostrare un atteggiamento responsabile per gli sviluppi in Siria, procedendo dagli interessi del popolo siriano.

Dobbiamo aspettarci una soluzione del problema siriano dal prossimo round di colloqui a Ginevra, o sono necessari altri modi alternativi? Quali prospettive ci sono per lo sviluppo della situazione dei cristiani in Medio Oriente?

Vorrei sottolineare che la Chiesa ortodossa russa, profondamente colpita dai tragici eventi nell'antica terra siriana, nutriva grandi speranze per le due tornate dei colloqui di pace «Ginevra-2». Il fatto stesso della presenza al tavolo negoziale delle parti in conflitto poteva essere un punto di svolta per porre fine allo spargimento di sangue nel Paese. È trascorso un tempo considerevole dopo la fine della conferenza, ma i civili continuano ad essere uccisi, le chiese vengono distrutte, milioni di siriani vagano in cerca di un rifugio. E tutto questo accade non perché i colloqui di pace erano completamente inutili, ma a causa del sostegno finanziario e militare delle forze terroristiche dall’esterno. Credo che sia necessario continuare ad insistere sul rifiuto incondizionato del sostegno ai fondamentalisti.
Come ho già detto, l’opinione pubblica mondiale è stata sconvolta dalla spietata esecuzione degli armeni nella città di Kesab. È strano che questo orribile crimine non sia stato condannato dalla comunità internazionale, che le organizzazioni internazionali abbiano bypassato questa notizia e i media internazionali si siano limitati a rapporti abbastanza scarni. Nonostante ciò, la nostra Chiesa non si arrende a cercare di attirare l'attenzione dei governi nazionali e delle istituzioni internazionali per quello che è successo a Kesab e in generale per la violenza e la repressione dei cristiani in Siria e nella regione del Medio Oriente nel suo complesso.



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Il presidente del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca, metropolita Hilarion di Volokolamsk
Wadi al Nasarah - La «Valle dei cristiani» in Siria
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