01/09/2020
Russia - La tragedia di Beslan


Beslan, 1 settembre 2020 - Il 1 settembre 2004, nella città di Beslan, Repubblica dell'Ossezia settentrionale-Alania, un commando terroristico guidato da Rasul Khachbarov, detto ‘il colonnello’, che contava più di 30 persone (comprese delle donne), sequestrò l'edificio della scuola secondaria n.1. Fu la più grande tragedia in Russia dal dopoguerra.
Una delle strade centrali di Campo San Martino, comune in provincia di Padova, è stata chiamata ‘Via Bambini di Beslan’ nel 2015. A Firenze una piazza venne intitolata ‘Piazza Bambine e Bambini di Beslan l’anno stesso della tragedia.
Al mattino, durante l'assemblea celebrativa dedicata alla Giornata della Conoscenza, svoltasi nel cortile dell'istituto scolastico, persone armate scesero all'improvviso da un camion in avvicinamento coperto da un tendalino e, aprendo il fuoco con armi automatiche sparando in aria, costrinsero tutti i presenti nell'edificio scolastico. Solo pochi riuscirono a sfuggire alla sorte degli ostaggi approfittando del panico.
Il numero di ostaggi, secondo i dati iniziali, era di 354 persone (in seguito si è scoperto che ce n'erano molte di più: 1.128).
La stragrande maggioranza dei prigionieri erano bambini (compresi alcuni in età prescolare).
Anche alcuni genitori e insegnanti vennero presi in ostaggio.
I terroristi condussero la maggior parte degli ostaggi nella palestra della scuola, che venne minata. In totale, vennero installati almeno 15 ordigni esplosivi collegati ad un circuito elettrico. Come misura di intimidazione i militanti fucilarono una decina di ostaggi.
Per salvare i bambini, le unità del Centro delle forze speciali dell'FSB russe vennero immediatamente inviate a Beslan e fu creata una sede operativa. L'area dell'operazione speciale venne isolata dalle unità del Ministero degli affari interni della Russia e venne disposto un doppio cordone intorno alla scuola e gli abitanti vennero evacuati dalle case vicine.
All'inizio i terroristi non avanzarono alcuna richiesta, ma dopo qualche tempo annunciarono il loro desiderio di vedere tra le mura della scuola il presidente dell'Ossezia del Nord Alexander Dzasokhov, il presidente dell'Inguscezia Murat Zyazikov e il direttore dell'Istituto di ricerca di medicina dei disastri dr. Leonid Roshal (e anche, secondo alcuni rapporti, chiesero il ritiro delle forze federali dal territorio della Repubblica cecena e il rilascio di tutti i terroristi precedentemente arrestati). Stando alla legge federale «Sulla lotta al terrorismo», la sede operativa per la liberazione degli ostaggi non poteva considerare le richieste politiche avanzate dai terroristi.
Dall’1 al 3 settembre, il consigliere del presidente della Federazione Russa Aslambek Aslakhanov, il pediatra Leonid Roshal, nonché rappresentanti delle autorità e personaggi pubblici, cercarono di mettersi in contatto con i militanti. Per tutti e tre i giorni, i terroristi si rifiutarono di consegnare medicinali, acqua e cibo agli ostaggi, nonché rifiutarono ricompense in denaro per il rilascio degli ostaggi.
L'unica persona che i militanti hanno accettato di far entrare nell'edificio scolastico il 2 settembre fu l'ex presidente dell'Inguscezia Ruslan Aushev. Riuscì a convincere gli aggressori a rilasciare con lui 26 ostaggi: donne e bambini piccoli.
Il terzo giorno, i membri della sede operativa riuscirono a concordare l'evacuazione dei corpi degli ostaggi uccisi nei primi giorni del sequestro.
L'epilogo avvenne il 3 settembre, quando verso mezzogiorno un'auto con quattro impiegati del Ministero delle Emergenze arrivò all'edificio scolastico, che avrebbero dovuto raccogliere i corpi degli ostaggi uccisi dai terroristi. In quel momento, nella palestra della scuola si udirono due potenti esplosioni. Questo provocò l'irruzione imprevista nella scuola, da parte delle forze speciali.
Iniziarono le raffiche, bambini e donne cominciarono a gettarsi dalle finestre e dal varco creatosi nel muro della palestra (quasi tutti gli uomini che erano presenti nella scuola vennero uccisi dai terroristi durante i primi due giorni). Gli ufficiali delle forze speciali iniziarono a prendere misure per tentare di salvare le persone presenti nella palestra.
Allo stesso tempo, il fuoco dei cecchini soppresse i punti di fuoco dei terroristi che stavano sparando agli ostaggi dispersi.
Pochi minuti dopo le esplosioni, i terroristi costrinsero alcune delle persone sopravvissute in palestra a trasferirsi in altri locali della scuola, la maggior parte nella mensa, situata all'estremità opposta del corridoio. Più di duecento ostaggi continuarono a rimanere nelle mani dei terroristi.
Gli ufficiali delle forze speciali, dopo aver occupato la palestra, iniziarono a evacuare i feriti e gli esausti che vi erano rimasti, al tempo stesso combatterono con i militanti. Gli scontri si protrassero per tutta la serata. L'edificio scolastico finì quasi distrutto.
Il 4 settembre le macerie vennero smantellate, i corpi dei morti cercati e recuperati, iniziarono le procedure investigative.
L'atto terroristico costò la vita a 334 persone, di cui 318 ostaggi, 186 di questi bambini. Per identificare alcuni degli ostaggi, è stato necessario eseguire un esame genetico.
Tra i morti vi furono anche 10 agenti delle forze speciali «Alfa» e «Vympel» dell'FSB della Russia, due dipendenti dell'Emercom ‘Tsentrospas’ della Federazione Russa e un residente di Beslan, che prese parte al salvataggio degli ostaggi. La maggior parte dei soldati spetsnaz morirono per far scudo ai bambini. 810 persone rimasero ferite (ostaggi, residenti locali, ufficiali dell'FSB, Ministero delle situazioni di emergenza, polizia e personale militare).
Oltre alle ferite riportate durante l'assalto, gli ostaggi subirono un forte shock psicologico. Per più di due giorni i terroristi si rifiutarono di fornire acqua, cibo e medicine necessarie persino ai bambini più piccoli.
1.315 persone sono state riconosciute vittime dell'attacco dei militanti alla scuola di Beslan.
Sul dramma della presa degli ostaggi a Beslan, venne avviato un procedimento penale ai sensi di tre articoli del codice penale russo: «omicidio», «terrorismo», «presa di ostaggi».
Secondo l'ufficio del procuratore generale, che indagò, la banda di terroristi era composta da 32 individui, tra questi due kamikaze che si fecero saltare in aria prima dell’assalto degli speznaz. Durante l'operazione speciale, un militante venne catturato: Nurpashi Kulaev, gli altri rimasero tutti uccisi.
Il processo a Kulaev è iniziò nel maggio 2005, venne accusato in base a otto articoli del codice penale, tra cui banditismo, terrorismo, omicidio, uccisione di un ufficiale delle forze dell'ordine, presa di ostaggi, deposito illegale, trasporto, acquisto di armi, munizioni ed esplosivi. Un anno dopo, il 26 maggio 2006, la Corte Suprema dell'Ossezia del Nord dichiarava Kulaev colpevole di tutte le accuse mosse contro di lui e lo condannava all'ergastolo.

(Fonte: it.sputniknews.com)


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La tragedia di Beslan. © AP Photo / Musa Sadulayev.
Agosto '17