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Agosto '17

Sul Concilio Pan-ortodosso. Intervista al metropolita Hilarion di Volokolamsk


Il presidente del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca, il metropolita Hilarion di Volokolamsk ha fatto un viaggio in Medio Oriente lo scorso mese di agosto, durante il quale ha visitato tre antiche Chiese ortodosse e si è incontrato con i loro Patriarchi. Dei risultati di questi incontri ha parlato al suo ritorno a Mosca in un’intervista rilasciata al portale “Interfax-Religion”.

Si è appena concluso il suo viaggio nella regione del Medio Oriente e in Turchia, durante il quale lei ha visitato tre Patriarcati. Qual era lo scopo di questo viaggio?

Il viaggio è stato fatto con la benedizione del Patriarca di Mosca e di tutta la Russia Kirill. Sua Santità il Patriarca e il Santo Sinodo mi hanno incaricato di visitare frequentemente i capi delle Chiese ortodosse locali, per intrattenere consultazioni regolari sulle questioni riguardati i rapporti inter-ortodossi e affrontare assieme temi di attualità della vita della Chiesa Ortodossa. Questo viaggio in Medio Oriente è stato di importanza essenziale perché ho potuto incontrare personalmente i Primati dei tre antichi patriarcati di Costantinopoli, Antiochia e Gerusalemme.
Attualmente, in Medio Oriente sono in corso eventi politici che rischiano di rendere estremamente difficile la vita dei cristiani in questa regione. Non è un caso che i problemi dei cristiani locali sono stati oggetto di preoccupata attenzione da parte dei Capi delle Chiese del Medio Oriente. Il 1 agosto, in Giordania si è tenuta una riunione dei Capi delle Chiese ortodosse di Antiochia, Gerusalemme e di Cipro, con la presenza anche di un rappresentante del Patriarcato di Alessandria.
Il 23 agosto una riunione analoga si è tenuta a Cipro, e il 1 settembre un altro incontro sui problemi del Medio Oriente si è tenuto ad Istanbul, sotto la presidenza del Patriarca di Costantinopoli Bartolomeo.
La Chiesa ortodossa russa non è mai rimasta indifferente ai problemi dei nostri fratelli ortodossi del Medio Oriente, e la nostra preoccupazione per la situazione dei cristiani in Medio Oriente e in altre regioni del mondo è stata espressa in un’apposita dichiarazione del Santo Sinodo del 30 maggio.

Come è stata accolta questa dichiarazione dai Capi delle Chiese con i quali si è incontrato?

A tutti e tre i Primati ho dato il testo della dichiarazione, tradotto in diverse lingue, tra cui il greco e l’arabo. I primati delle Chiese del Medio Oriente hanno accolto questo testo con gratitudine. In particolare, il Patriarca di Antiochia ha detto che esso sarà pubblicato sui media ortodossi in Siria e Libano.
Cosa pensa del tema dei cristiani in Medio Oriente il leader palestinese Mahmoud Abbas, con il quale si è incontrato domenica scorsa?

Nella sua qualità di leader di una delle regioni con una popolazione prevalentemente araba, in cui musulmani e cristiani vivono fianco a fianco, Mahmoud Abbas è ben consapevole di questi problemi e spera che eventi come quelli che si sono verificati recentemente in Iraq ed Egitto non si ripetano in altri paesi del Medio Oriente. Come si sa, in questi paesi la situazione dei cristiani si è deteriorata in modo significativo immediatamente dopo che i regimi esistenti sono stati rovesciati con l’aiuto di forze esterne alla regione. Se in Iraq, secondo varie stime, abitavano circa un milione e mezzo di cristiani, oggi ve ne restano meno della metà. La vita dei cristiani è sotto costante minaccia, e molti sono stati costretti ad abbandonare città e villaggi in cui i loro antenati cristiani avevano vissuto per molti secoli.

Il fatto che i capi delle Chiese di questa regione si riuniscano ora molto più frequentemente è dovuto solo alle circostanze politiche attuali? Nella prossima riunione ad Istanbul si discuteranno solo le questioni locali, o saranno affrontati anche temi di interesse pan-ortodosso?

Ho fatto questa domanda a tutti e tre i patriarchi. Il Patriarca Bartolomeo mi ha detto che l’incontro verterà soprattutto sui problemi del Medio Oriente. E ciò è stato confermato dal Patriarca di Antiochia Ignazio e dal Patriarca di Gerusalemme Teofilo, il quale, tuttavia, ha aggiunto che quando i Capi delle Chiese si incontrano, possono discutere di qualunque problema.
Non saprei dire ora se nella riunione ad Istanbul sarà discusso anche il tema dell’imminente Concilio Pan-ortodosso. Ma ritengo che le questioni di interesse pan-ortodosso debbano essere discusse da tutte le Chiese ortodosse locali, per evitare che si crei l’impressione che un gruppetto di Chiese voglia prendere decisioni a nome di tutte le Chiese ortodosse in loro assenza.

Negli incontri con i Patriarchi di Antiochia e di Gerusalemme avete parlato del Concilio Pan-ortodosso e della sua preparazione?

Abbiamo trattato anche questa questione. È stato importante discutere con il Primate del Patriarcato ecumenico e di queste altre Chiese sulla questione delle possibili configurazioni del Concilio, i suoi argomenti, su come saranno rappresentate le Chiese e quale sarà il procedimento di presa delle decisioni. Oggi, nella collaborazione inter-ortodossa, l’unico metodo valido nel processo decisionale è il consenso, e su di esso si basa la possibilità di cooperazione tra le Chiese ortodosse locali. Proprio questo metodo aiuta ad affrontare le questioni che emergono in uno spirito di amore fraterno, e a raggiungere un accordo anche nei problemi sui quali sussistono delle differenze.
Recentemente, alcuni hanno proposto di abbandonare questo metodo negli incontri inter-ortodossi, e di prendere le decisioni a maggioranza semplice. Ma un cambiamento così radicale nel lavoro degli organismi inter-ortodossi può portare a conseguenze molto gravi: se anche solo una Chiesa sarà contraria a una qualche decisione, e con una votazione a maggioranza il suo parere verrà ignorato, ciò porterà inevitabilmente a una frattura all’interno della famiglia delle Chiese ortodosse. E se la divisione non potrà essere superata durante il lavoro di preparazione, essa inevitabilmente si porrà a livello del Concilio stesso. Pertanto, oggi non è assolutamente possibile proporre qualsiasi altro metodo, diverso da quello del consenso.

Eminenza, quale sarà secondo lei la norma di rappresentanza in occasione del prossimo Concilio Pan-ortodosso? Vi parteciperanno alcune centinaia o solo poche decine di vescovi?

Penso che la questione dovrà essere discussa dalla Commissione preparatoria del Concilio. Se vogliamo convocare un vero Concilio pan-ortodosso, credo che dovrebbero essere invitati tutti i vescovi diocesani, in modo che ogni chiesa locale sia rappresentata nel Concilio dal proprio vescovo, come avveniva all’epoca dei Concili ecumenici. Il numero totale dei vescovi diocesani delle Chiese ortodosse, nel loro insieme, è di circa cinquecento persone, e penso che sia del tutto realistico radunare cinquecento persone. Tuttavia, se per motivi tecnici si rivelerà impossibile riunire un forum così rappresentativo, allora le rappresentanze delle Chiese, naturalmente, dovrebbero essere proporzionali alle loro dimensioni.
Oggi esistono meccanismi di cooperazione inter-ortodossa, in cui ogni Chiesa è rappresentata da uno o due rappresentanti. Ma quando si parla della Chiesa ortodossa russa, non bisogna dimenticare che il numero dei suoi fedeli supera il numero totale dei fedeli di tutte le altre Chiese ortodosse prese insieme. Le dimensioni di ogni singola Chiesa non possono essere trascurate nel determinare la quota della sua rappresentanza al Concilio Pan-ortodosso.

Secondo lei, quando e dove potrebbe riunirsi il Concilio?

Sua Santità il Patriarca Bartolomeo ha espresso la speranza che questo Concilio sia tenuto ad Istanbul, nella chiesa di sant’Irene, dove nel 381 si è svolto il Secondo Concilio Ecumenico. Personalmente, penso che il Concilio possa riunirsi in un futuro non troppo lontano, naturalmente a patto che vengano accuratamente discusse e risolte le questioni relative alla rappresentanza, al protocollo e all’ordine del giorno.

Possiamo dire che, previo accordo su tutti questi temi, il Patriarcato di Mosca oggi è favorevole alla convocazione del Concilio?

Siamo favorevoli alla convocazione del Concilio, perché oggi di fronte alle sfide poste alla Chiesa ortodossa in tutto il mondo, occorre pronunciarsi con una voce comune e solidale di tutta l’Ortodossia. Proprio per questo è importante superare tutti i disaccordi nella fase preparatoria, affinché il Concilio stesso possa essere un fattore di unità, e non un fattore di divisione. Ed è per questo che è assolutamente indispensabile che, come già avviene nella cooperazione inter-ortodossa, il consenso resti l’unico metodo del processo decisionale.
Alcuni rappresentanti dell’opinione pubblica ecclesiale temono che questo ottavo Concilio possa annullare le decisioni dei sette Concili ecumenici precedenti …
Questi timori sono infondati, perché, in primo luogo, il Concilio non prenderà alcuna decisione che non sia stata già espressa dalla Commissione preparatoria in questi ultimi cinquant’anni. Le decisioni della Commissione sono ben conosciute, non sono mai state nascoste a nessuno: sia i documenti, che i verbali delle riunioni della Commissione sono accessibili a chiunque. Molti dei documenti della Commissione preparatoria sono stati pubblicati dalla “Rivista del Patriarcato di Mosca” negli anni 1970-1980.
Inoltre, se la decisione di convocare il Concilio Pan-ortodosso sarà presa (e vorrei sottolineare che tale decisione può essere presa solo da tutte le Chiese ortodosse locali), tutti gli argomenti che sono stati discussi durante questi cinquant’anni nelle riunioni preparatorie pre-conciliari, verranno studiati di nuovo. Si potranno apportare tutte le modifiche necessarie, tenendo conto delle mutate circostanze; le decisioni che verranno prese saranno note in anticipo: non c’è motivo di aspettarsi sorprese sconvolgenti da questo Concilio.

Possiamo dire che il principio del consenso nel processo decisionale durante il Concilio esclude la possibilità che vengano prese decisioni che vadano contro la tradizione della Chiesa, come temono alcuni fedeli?

Sì, perché il principio del consenso richiede l’accordo di tutte le Chiese con le decisioni prese. E se anche una sola Chiesa non è d’accordo su qualcosa, ciò significa che ha le sue ragioni, e queste ragioni si basano sulla tradizione di quella data Chiesa locale. Bisogna dire che tra le Chiese ortodosse locali non ci sono alcune differenze dottrinali, non c’è nessun disaccordo nel campo del diritto canonico. Tutte le difficoltà che ci troviamo ad affrontare riguardano soprattutto questioni politiche, cioè questioni che possono essere risolte in un dialogo bilaterale tra le due Chiese tra le quali è sorto il problema, o a livello inter-ortodosso.
Per quanto riguarda i dieci argomenti che erano stati messi all’ordine del giorno del Concilio Pan-ortodosso cinquant’ anni fa, su otto di essi è già stato raggiunto un accordo, e le due questioni rimanenti sono, per così dire, di natura tecnica. Si tratta di come debba essere concessa l’autocefalia, e dell’ordine in cui le Chiese saranno nominate negli elenchi ufficiali, i dittici. Queste domande che, è opportuno sottolinearlo, non sono di natura dottrinale, possono essere risolte anche dopo il Concilio Pan-ortodosso.

Nel frattempo, rappresentanti di gruppi non-canonici in Ucraina, che non sono in comunione con nessuna delle Chiese ortodosse locali, si aspettano che il Concilio Pan-ortodosso (o anche la riunione dei cinque capi delle Chiese ortodosse del Medio Oriente del 1 settembre) riconosca la loro autocefalia e aggiunga i loro nomi nei dittici.

La questione di uno scisma è molto dolorosa. Lo scisma è una ferita nel corpo della Chiesa. Naturalmente, la Chiesa deve fare uno sforzo continuo per sanare le divisioni esistenti. E la Chiesa esorta sempre coloro che si sono allontanati, coscientemente o incoscientemente, a far ritorno, li aspetta sempre a braccia aperte.
Sono convinto che il Concilio Pan-ortodosso può discutere anche di questi argomenti e prendere decisioni che aiuteranno i nostri fratelli e sorelle che sono caduti nello scisma a ritornare in seno alla Chiesa. Ma non credo che l’assemblea dei Primati delle Chiese del Medio Oriente, che avrà natura consultiva e sarà dedicata ai problemi di questa regione particolare, possa prendere qualsiasi tipo di decisione sulla questione ucraina. L’Ucraina non fa parte del Medio Oriente. Si tratta di un incontro regionale sui temi del Medio Oriente.



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