18/07/2018
Russia - La tragica storia della famiglia Romanov


Mosca, 18 luglio 2018 - Il 17 luglio sono passati 100 anni dall'esecuzione dello zar Nicola II e della sua famiglia nelle vicinanze di Ekaterinburg. Il 18 luglio 1918 i principi Ivan, Konstantin ed Igor Romanov furono uccisi in una miniera abbandonata ad Alapaevsk, 130 chilometri a nord della città.
Sputnik è riuscita ad incontrare e parlare a Montevideo con Nicoletta Farace, la nipote di Ivan e figlia di Caterina Romanova, l'ultima discendente della famiglia reale russa nata prima della Rivoluzione del 1917.
Nicoletta ci incontra nel suo appartamento e toglie dalle pareti le fotografie che ci ricordano il tragico destino dei Romanov. Apre l'album con le foto di un viaggio di venti anni fa a San Pietroburgo in occasione della cerimonia funebre nella Fortezza di Pietro e Paolo, dove sono conservate le spoglie dell'ultimo zar.
Questa è stata la prima ed unica volta in cui Nicoletta si è recata nella patria dei suoi antenati. «Mia madre non voleva andare, ha detto che sarebbe morta se fosse tornata, così sono andata con mia sorella», dice.
«Il mio cuore è saltato fuori dal petto», ricorda. Ricorda anche il palazzo di Pavlovsk, dove sua madre era nata il 25 luglio 1915, con il suo magnifico parco.
Hanno suscitato in lei profonda emozione il Palazzo di Marmo a San Pietroburgo e gli appartamenti di proprietà di suo bisnonno, il granduca Konstantin Konstantinovich Romanov, famoso poeta e scrittore, che ha tradotto «Amleto» dall'inglese al russo.
Nicoletta mostra le foto della sala da ballo, dove nel luglio 1998 si è svolto un ricevimento in onore della famiglia. Lì vivevano il principe Ivan Romanov e sua moglie, la principessa Elena di Serbia, la sorella del re di Jugoslavia Alessandro I, madre dei due figli Caterina e Vsevolod, madrina di Nicola II, il cui titolo era «Sua Altezza di sangue imperiale».
Nell'agosto del 1914, all'inizio della Prima Guerra Mondiale, Ivan andò a combattere al fronte. Dopo l'abdicazione di Nicola II dopo la Rivoluzione del 1917, il principe fu imprigionato con i suoi fratelli Konstantin ed Igor. Tutti e tre furono mandati in una scuola negli Urali, dove vennero tenuti prigionieri per diversi mesi.
Il giorno dopo l'assassinio della famiglia reale, nella notte tra il 17 e 18 luglio Ivan ed i suoi fratelli, la sorella dell'imperatrice, granduchessa Elisabetta Feodorovna, ed il principe Vladimir Paley sono stati lasciati nelle profondità di una miniera abbandonata nella zona di Alapaevsk, dove per alcuni giorni hanno sofferto la fame e la sete prima di morire.
All'epoca Ivan aveva 32 anni. Elena, sua moglie, era stata arrestata a Perm. Caterina e suo fratello Vsevolod riuscirono a lasciare la Russia grazie alla loro nonna, la granduchessa Elizabetta Mavrikievna, moglie del granduca Konstantin Konstantinovich, che li ha portati in Svezia. In seguito i bolscevichi permisero ad Elena Petrovna di lasciare il Paese per riunirsi con i bambini.
Quando le truppe bianche arrivarono negli Urali sotto il comando dell'ammiraglio Alexander Kolchak, recuperarono i corpi dalla miniera, li misero in bare e li portarono nella cripta. Ma quando i bianchi dovettero ritirarsi attraverso un avamposto dell'Armata Rossa, decisero di portare i corpi attraverso la Siberia verso la Cina, dove furono sepolti in una chiesa ortodossa. In seguito la chiesa fu distrutta, ora al suo posto ci sono un campo da golf ed un parcheggio, racconta Nicoletta.
Dalla Svezia Elena ed i suoi figli Caterina e Vsevolod si recarono a Belgrado, dove vivevano sotto la protezione del re Alessandro I. Il sovrano comprò per loro una casa sulla Costa Azzurra, dove andarono a vivere. Dopo che i bambini raggiunsero l'età scolare, la famiglia si stabilì a Londra. «Mia madre ricordava spesso che cambiava scuola sotto nomi diversi per paura di rappresaglie», dice Nicoletta.
Caterina, che era la pronipote della principessa Elena di Montenegro, regina d'Italia, si recava spesso al palazzo del Quirinale a Roma. In questa città ha incontrato il suo futuro marito, il diplomatico e marchese Ruggero Farace di Villaforesta, con cui si era sposata nel 1937 e gli diede tre figli: Nicoletta (1938), Fiammetta (1942) e Ivan Giovanni (1943).
Il marchese di Villaforesta fu nominato console generale a New York, dove la famiglia visse per diversi anni, ma in seguito fu trasferito in Uruguay come ambasciatore nel 1963. A Montevideo Nicoletta ha lavorato presso l'ufficio delle Nazioni Unite fino al 1966, quando si è sposata ed ha avuto due figli, Alessandro ed Eduardo, dedicando tutto il suo tempo alla loro educazione.
Nel 1970 si spense il marchese di Villaforesta. Caterina andò a vivere con sua figlia Fiammetta a New York e trascorse l'estate a Punta del Este, in Uruguay. Nel 1983, quando Nicoletta divenne vedova, si stabilì definitivamente a Montevideo.
Nicoletta ricorda che sua madre era molto affezionata all'Uruguay, le piaceva passare le giornate a Punta del Este con i suoi nipoti, amava leggere e sempre si teneva informata su quello che accadeva nel mondo.
La principessa morì il 13 marzo 2007 all'età di 92 anni. Con la sua morte, il ramo dei Konstantinovich dei Romanov finì.
Nicoletta ricorda l'agitazione e le emozioni che aveva provato durante la sua visita a San Pietroburgo vent'anni fa. Era accecata dalla bellezza della città. «Quando sono ritornata da lì, ero piena di emozioni, ho chiesto ai figli di non chiedermi nulla, perché dovevo assimilare tutto», ricorda.
Caterina aveva ascoltato con grande tristezza la storia del viaggio e ripeteva che se fosse partita avrebbe avuto un colpo al cuore.
Quest'anno Nicoletta non ha partecipato alla cerimonia commemorativa a San Pietroburgo in occasione del centenario della morte di suo nonno e dei suoi parenti. Tuttavia c'era suo fratello, il marchese Ivan Giovanni Farace di Villaforesta e sua moglie, che vivono in Francia.

(Fonte: it.sputniknews.com)


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Principessa Elena Petrovna, madre di Caterina Romanova e nonna di Nicoletta Farace. © Foto : Cortesía Nicoletta Farace. Da: it.sputniknews.com.
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