ELEOUSA magazine
Agosto '17

Mosca città imperiale. Editoriale di Fernanda Santobuono


Con decreto del primo zar di Russia della dinastia dei Romanov, Mikhail Fëdorovič, il 17 aprile 1636 veniva fondata la città di Tambov per proteggere i confini meridionali del Paese. Questo avvenne pochi anni dopo la fine del Periodo dei Torbidi (1598-1612), quando Mikhail I succedette a Ivan il Terribile, che per primo assunse il titolo di zar di Russia come membro della dinastia dei Rjurik. Il titolo era stato confermato con decreto sinodico nel 1561 dal Patriarca di Costantinopoli Giosafat II, su esplicita richiesta dello stesso zar. Tra l’incoronazione del sovrano nel 1547 e il riconoscimento del titolo di zar della Russia nel 1561 ci fu la conquista della città di Kazan' da parte di Ivan IV nel 1552. In memoria di questo evento fu costruita sulla Piazza Rossa la Cattedrale dell’Intercessione, meglio conosciuta come Cattedrale di San Basilio.
Il decreto consentì a Ivan IV la prerogativa di «essere, e di appellarsi, zar legittimo». Un altro decreto, poi, lo definì «imperatore dei cristiani ortodossi di tutta la terra», venendo salutato come zar anche dalle cancellerie delle corti europee, nei cui confronti utilizzava la carta della propria, vantata, discendenza da Augusto come argomento legittimante nei confronti di regioni soggette al dominio tedesco e controllate dall'Impero romano di nazione germanica (Poslanija Ivana Groznovo, Moskva-Leningrad 1951, p. 260).
Nel 2016, anno di indizione del Santo e Grande Concilio della Chiesa ortodossa, si celebrano due importanti ricorrenze: il 455° anniversario del titolo di zar di Russia a Ivan il Terribile e il 425° anniversario della costituzione del Patriarcato di Mosca e quindi dell’elezione del primo Patriarca, che avvenne nel 1589 con il consenso dell'allora Patriarca di Costantinopoli Geremia II, che firmò la carta costitu-tiva, essendo Mosca «città imperiale» e il suo impero «l'impero della Terza Roma». Con questo atto la capitale Mosca si trovò ad essere de facto a capo della Chiesa ortodossa russa.
Il successivo Concilio di Costantinopoli del 1593 confermò l’elezione del Patriarca. Pertanto, nel 2018 ricorre il 425° anniversario di questo evento, che ha inciso profondamente nella storia della Russia. La Chiesa ortodossa, infatti, ha sempre condiviso il destino del suo popolo, come ha ricordato il Patriarca di Mosca e di tutta la Rus' Kirill nel suo discorso a Ul'janovsk: «La Chiesa è sempre stata accanto al popolo russo, sia nei momenti difficili che nelle vittorie. Non ha mai lasciato solo il suo popolo, nemmeno quando Hitler diede ordine di arrestare il metropolita Sergio, locum tenens patriarcale, quando le truppe naziste avrebbero occupato la capitale, perché era venuto a sapere che ogni volta che egli si rivolgeva al popolo, lo invitava a dare la vita e tutto ciò che aveva per difendere la Patria. I suoi appelli raggiungevano la coscienza dei cittadini dell'Unione Sovietica, dei membri della Chiesa ortodossa russa, e quindi per il comando tedesco il futuro Patriarca era uno dei nemici più pericolosi».
In verità, il legame che unisce la Chiesa ortodossa al popolo russo ha profonde radici storiche e religiose, che saranno oggetto di studio in un convegno internazionale che si terrà a Mosca a settembre prossimo sulla scelta di civiltà compiuta dal santo principe Vladimir, il fondatore della Santa Rus', nell’anno del millesimo anniversario della sua memoria.
Le celebrazioni in onore di questa importante tappa della storia russa sono iniziate proprio a Kazan’, dove nel lontano 1579 fu trovata la miracolosa icona della Madre di Dio «Odigitria», sotto la cui protezione il popolo russo trovò la forza per uscire dal Periodo dei Torbidi dopo l’invasione della capitale e del Cremlino da parte dei polacchi. In questa città vivono in armonia le religioni tradizionali della Russia, come esempio luminoso di civiltà.
In ricordo della liberazione della «città imperiale», il 4 novembre in Russia è festa nazionale - Giorno dell’Unità Nazionale.
La città di Tambov, dunque, è legata alle due dinastie imperiali, avendo quella dei Romanov raccolto l’eredità del primo zar di Russia. Fu proprio questa dinastia a guidare il Paese fino ai primi anni del XX secolo, quando con il sopraggiungere della Prima guerra mondiale e della Rivoluzione d’Ottobre, si trovò di fronte a scelte irreversibili e a tentativi di cancellare questo periodo della storia russa. Ma non fu così.
Alla fine del XVII secolo Tambov costituiva uno dei punti di raccolta dei reggimenti russi che parteciparono alle «campagne di Azov» di Pietro il Grande durante la guerra russo-turca per la conquista della fortezza di Azov, che bloccava l'accesso della Russia al Mar d'Azov e al Mar Nero. Il fallimento della prima campagna costrinse Pietro il Grande a prendere misure per la fondazione della Marina Imperiale Russa, la cui data ufficiale si fa risalire al 20 ottobre 1696. Ciò richiese agli abitanti della città un grande lavoro di deforestazione... cosicché con il legno di Tambov fu costruita la prima flotta russa. Nel 2016 si celebra il 320° anniversario della sua fondazione.
Orbene, il primo vescovo della diocesi di Tambov, san Pitirim (1645-1698), portò in questa città, nel 1686, l’icona della Madre di Dio di Sant’Elia di Chernigov, considerata la protettrice dei territori a sud-ovest della Russia. Con il passare del tempo questa immagine divenne nota come «icona di Tambov» poiché accanto al volto della Madre di Dio e del Bambino erano raffigurati i santi Alessio ed Evdokia, che si ritiene essere stati i santi protettori dei genitori del vescovo Pitirim, e quindi è possibile che lui stesso abbia scritto questa icona... che il popolo di Tambov ha accolto con fede.
Pitirim morì il giorno della festa dell’icona della Madre di Dio di Smolensk, il 28 luglio (10 agosto) 1698. Egli era nativo della terra di Smolensk. Venne proclamato santo il 28 luglio 1914.
Non è casuale che la vita e l'opera del santo abbiano avuto luogo durante il regno di Pietro il Grande, e la sua canonizzazione con l’ultimo imperatore della dinastia dei Romanov, Nicola II, il santo, grande portatore della Passione. Lo zar visitò due volte la città di Tambov, come è stato riportato nel suo diario: il 9 luglio 1904 e il 7 dicembre 1914. Aveva in mente di recarsi nella città per la canonizzazione del vescovo Pitirim, ma a causa dello scoppio della Prima guerra mondiale la visita fu annullata.
Questo legame è da ricercarsi in quella eredità che non andò mai perduta tra le due dinastie dei Rurijk e dei Romanov, in quanto Mosca era la «città imperiale» e la capitale dei «cristiani ortodossi di tutta la terra».
Per questo, la città di Tambov nel 1920 fu teatro di una delle più grandi insurrezioni contadine contro il regime dispotico di Lenin.
I suoi abitanti si ribellarono alle requisizioni forzate da parte dell’Armata Rossa e all’ammasso coatto del raccolto nei depositi statali, senza che ricevessero alcuna somma di denaro in cambio. Ridotti all'indigenza, organizzarono una rivolta, che durò ben undici mesi, prima di venire repressa nel sangue.
San Pitirim è tra gli ultimi santi russi prima della Rivoluzione d'Ottobre ed è annoverato tra i santi nella parte europea della Russia.
Le cause che portarono alla rivoluzione sono da ricercarsi proprio qui, ai confini occidentali del grande Impero Russo. Non a caso, l’attuale crisi ucraina affonda le sue radici proprio nel cuore dell’Europa e vanta tra i suoi combattenti il cosiddetto battaglione «Azov», uno dei più famosi e crudeli gruppi della Guardia Nazionale.
Sì, Azov è il nome della città conquistata da Pietro il Grande per l’accesso al Mar Nero, grazie all’apporto fornito dagli abitanti di Tambov... dove, è d’obbligo ricordare, negli anni e nelle guerre che seguirono per sconfiggere il nazismo in Europa, furono internati migliaia di italiani nei campi di prigionia sovietici, vittime della «campagna di Russia» voluta da Mussolini e dal fascismo.
Si può ben comprendere perché la Crimea, a seguito dei noti eventi in Ucraina, sia tornata in seno alla Madre Russia. Essa già faceva parte dell’Impero Russo e poi della Russia e, rafforzata dai legami storici tra le due dinastie, non ha mai amato essere governata dagli ultranazionalisti nostalgici di Bandera e dai neonazisti, memore della scelta di civiltà compiuta dal santo principe Vladimir, che proprio in Crimea divenne fondatore e figlio della Santa Rus’, ricevendo il battesimo nel 988 con l’assenso del Patriarca di Costantinopoli.
Oggi i confini geografici della Russia sono cambiati, ma quelli ereditati dal grande Impero Russo sono rimasti nella coscienza, nell’identità e nella civiltà del suo popolo, che attraverso la sua cultura, la fede ortodossa, le relazioni internazionali, la politica, l’economia, li riflette sulla scena internazionale, anche quando si tratta di difendere i cristiani perseguitati in Medio Oriente e in Nord Africa, in Siria e in Iraq, e in altri Paesi.
Infatti, «La cultura non è il numero di libri letti, ma il numero di testimoni», - afferma il poeta russo Fazil' Iskander, insignito del Premio di Stato dal Presidente della Federazione Russa per alti meriti nel campo della letteratura e dell'arte. Poiché, «nei cerchietti che gli assertori del bene universale e i signori delle masse fanno di tutto per adoperare, l'arte iscrive un punto, un altro punto, una virgola e un meno, trasformando ogni cerchietto in un piccolo volto, magari non sempre affascinante, ma umano» (Iosif Brodskij, Un volto non comune. Dal Discorso per il Nobel, 1987).
E tanti saranno i volti che parteciperanno al Forum internazionale della cultura, che si terrà a San Pietroburgo dal 14 al 16 dicembre prossimi, nell’anno dedicato alla letteratura russa, del 70° anniversario della Vittoria contro il nazismo e della costituzione dell’Unesco, così come del 25° anniversario dell’iscrizione nella lista del Patrimonio mondiale dei primi monumenti russi: il complesso sull’isola di Kizhi, il Cremlino di Mosca e il centro storico di San Pietroburgo... nella Russia europea.
Per il popolo russo l'unità storica, le tradizioni plurisecolari, la fedeltà alla Patria sono importanti, essenziali. Essi hanno contribuito ad edificare quel substrato culturale che la fede ortodossa ha sigillato nel corso dei secoli, rendendo «i cristiani ortodossi di tutta la terra» figli della Santa Rus' ed eredi del santo principe Vladimir, uguale agli apostoli.
«Questi ideali - ricorda il presidente russo Vladimir Putin, - sono tanto profondi e potenti che nessuno potrà mai cambiare la Russia...».
Come nessuno può cancellare la storia, perché il passato è la base su cui costruire il futuro.



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Fernanda Santobuono
Icona della Madre di Dio di Tambov (XVII sec.)
Agosto '17


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